lacroix_haute_couturePollice verso per Lacroix

Fine dell’Haute Couture e del Prêt-à-porter. Per la maison parigina, il tribunale di Parigi ha ordinato anche il taglio di 100 posti di lavoro e la salvaguardia solo delle licenze. Ma le speranze di un nuovo finanziatore non si spengono

Il tribunale di Parigi (tribunal du Commerce) si è finalmente pronunciato sulla procedura fallimentare di Christian Lacroix: per la maison, è stata ordinata la cessazione della maggior parte delle attività (fine delle collezioni Haute Couture e Prêt-à-porter) e tagli di almeno 100 posti nel personale dell’azienda. Nel piano di ristrutturazione, si salveranno solo 12 posizioni che serviranno a controllare i contratti di licenza per accessori e profumi legati al marchio. «Il provvedimento è duro, ma almeno consente di conservare la società e la sua impresa», ha commentato l’amministratore delegato di Lacroix, Nicholas Topiol. Sembra infatti che il brand sia alla disperata ricerca di un nuovo compratore, forse lo sceicco Hassan ben Ali al-Naimi, che dovrebbe coprire il buco di 100 milioni di euro con un piano da presentare entro l’8 dicembre 2009.
Ma il tempo a disposizione e la difficile congiuntura economica non hanno giocato a favore del brand.
La maison Christian Lacroix nasce nel 1987 e nel 2001 è acquistata da Bernard Arnault, numero uno del Gruppo LVMH (Moët Hennessey Louis Vuitton): l’intento è di procedere al contrario, dal vertice dell’alta moda alla base delle licenze (profumi e accessori), come già avvenuto con marchi come Vuitton e Chanel. L’abilità e la creatività dello stilista sono applaudite ovunque (nel 1987 riceve il premio come miglior stilista dell’anno dall’illustre CFDA) e la fondazione di un marchio a suo nome arriva dopo una lunga gavetta presso Jean Patou. Ma le cose, negli anni successivi, non vanno come previsto. Nel 2005 il brand viene venduto da LVMH a Falic Group, un fondo americano che fa capo a una serie di retailer dei duty-free. L’operazione, però, non porta nuova linfa: in un momento in cui la moda-creativa si trasforma in moda-finanza, Lacroix continua a procedere con le categorie del passato e con un’estetica troppo ridondante. Dopo l’annuncio del tribunale parigino, comunque, non si smette di sperare in un nuovo finanziatore.

di Simone Marchetti seidimoda.repubblica.it

Di Margiov

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