Sab. Nov 23rd, 2024

alvi-discountAlvi, il crac dei misteri

bancarotta Discount fallimento lavoro Salerno Supermercati

IL CASO. La procura di Salerno dichiara il fallimento del gruppo che contava 120 tra discount, supermercati e ipermercati. L’accusa: «Bancarotta fraudolenta». Tremila posti di lavoro a rischio in tutto il Sud Italia.
Ciro Pellegrino aveva quarantotto anni. Una mattina esce nel piazzale davanti alla sua casa di Nocera Inferiore, comune del salernitano, e si spara un colpo alla tempia con una Beretta legalmente detenuta. Pellegrino era un alto funzionario della catena della grande distribuzione Alvi, licenziato lo scorso 31 dicembre. Si è tolto la vita dopo il crac dell’intera catena per la quale lavorava. Il gruppo Alvi di proprietà della famiglia dell’ex presidente della Provincia di Salerno di centrosinistra Angelo Villani, che fino a qualche mese fa contava circa 120 tra discount, supermercati e ipermercati in Campania, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria. Al suo funerale, tra le imponenti misure di sicurezza predisposte dal questore per evitare disordini, un urlo ha squarciato il silenzio: «Ci avete ridotto sul lastrico, vergognatevi». Intanto il biglietto di addio lasciato dal funzionario è stato messo agli atti dalla Procura di Salerno, che dopo aver dichiarato il fallimento del gruppo Alvi ha inviato il fascicolo alla sezione criminalità economica che ha aperto un’inchiesta. L’accusa è «bancarotta fraudolenta per dissipazione e distrazione di denaro».

Il pubblico ministero Vincenzo Senatore, che a Salerno si occupa di reati economici, a metà aprile ha iscritto nel registro degli indagati l’ex presidente della Provincia Angelo Villani, ritenuto di fatto «l’amministratore occulto» e sua sorella Antonia che gestiva il gruppo dalla sua elezione. Dallo scorso 26 aprile sono inoltre indagati anche il fratello di Angelo Villani, Giuseppe, e suo nipote, Luigi Stile. Nella sentenza di fallimento c’è scritto che il passivo «dovrebbe essere di circa 150 milioni di euro» a fronte di «un capitale di sei milioni e 720mila euro». Tra questi debiti almeno «80 milioni di euro» sono verso i fornitori. Poi ci sono quelli con il Fisco, i contributi previdenziali, quelli con le banche. Tanto che la Procura ha iniziato a occuparsi di questa storia, dopo numerosi ricorsi presentati da importanti aziende del settore agroalimentare che non venivano pagate da quasi un anno: tra queste La Doria spa, il Nuovo Pastificio Vietri, le Cantine Soldo e tanti altri.

Difficile dire che fine abbiano fatto i soldi, ma ci sarebbe una coincidenza temporale tra i buchi di bilancio e la campagna elettorale del 2009. Quella che Angelo Villani, dato per favorito, ha perso con un distacco di dieci punti dal nuovo presidente della Provincia Edmondo Cirielli, eletto il 7 giugno 2009 con il 55,7% dei consensi. Illazioni di maligni, per carità. Fatto sta che il curatore fallimentare, il commercialista Tommaso Nigro, nella sua lunga relazione parla anche di «falso in bilancio». Il grande problema è che il crac Alvi sta provocando fallimenti a catena. Come quello della Cavamarket, di Antonio Della Monica, patron della Despar campana e fornitore dell’Alvi. In tutto sono quasi 3.000 i posti di lavoro a rischio. Tanto che ormai molti parlano di una «Parmalat salernitana». Non ancora del tutto quantificata. Perché nemmeno il curatore nominato dall’Alvi è stato in grado di fare chiarezza nei conti. Anzi, appena arrivato in aula ha chiesto di essere subito sostituito. Per i giudici «vi è un’estrema confusione nei rapporti delle società del gruppo Alvi. Proprio gli esercizi commerciali sono stati repentinamente ceduti a un terzo (la Alpa srl, ndr)» come già denunciato in un esposto che ha dato il via alle indagini, secondo il quale era in corso «una molteplicità di trasferimenti e cessioni di ramo d’azienda» ad altre società del gruppo.

Forse per cercare di mettere al sicuro l’argenteria di famiglia. Tanto che lo scorso 15 aprile i giudici hanno decretato il fallimento delle altre quattro società del gruppo: oltre alla già citata Alpa srl, la Supermercati calabresi, la Sannio e la Casertana srl. In questo modo il curatore della Procura cercherà di vendere tutti i punti vendita e il cuore logistico del gruppo: il magazzino Alvi di Fisciano, alle porte di Salerno, che riforniva i supermercati. Ma intanto la tensione dei dipendenti è alle stelle. I gestori dei supermercati Alvi in franchising avevano cercato di rimanere aperti fino all’ultimo minuto ma quando gli scaffali sono diventati vuoti sono stati costretti anche loro ad abbassare le saracinesche. Mandando a casa i dipendenti.

Lo scorso quattro maggio nella procura di Salerno si è tenuta una prima asta fallimentare nella quale il gruppo Sportella Marini srl, società del gruppo Conad, ha rilevato 18 supermercati Alvi per circa 10 milioni di euro. In questo modo dovrebbero tornare al lavoro i primi 223 dipendenti attualmente in regime di cassa integrazione integrata. Mentre un altro Alvi, quello di Giffoni Sei Casali, è stato acquisito dalla Quidiscount per 261mila euro contro i 252mila offerti dalla Conad. Lunedì prossimo si terrà a Roma l’incontro con i sindacati per prorogare la cassa integrazione ai dipendenti in attesa del passaggio di consegna definitivo dei punti vendita.

Più complicata al momento la situazione dei 1.200 dipendenti della Despar Campania. Sul fronte investigativo più vanno avanti i controlli è più si scoprono falle nel bilancio, nei documenti aziendali e degli investimenti forse azzardati. Lo stesso patron del gruppo Della Monica aveva ammesso che «da anni le banche non ci concedevano linee di finanziamento e abbiamo dovuto sopportare gli investimenti immobiliari con il denaro circolante». Un’operazione a lungo termine molto rischiosa. Le trattative per la cessione dei suoi 101 punti vendita all’imprenditore Antonio Gatto, presidente del gruppo Gam Despar Calabria, che vorrebbe rilevarne almeno 30, intanto vanno avanti.

I dipendenti precipitati nell’incertezza, visti i tempi che si stanno allungando e il silenzio sulle ultime trattative, sono pronti ad avviare dure forme di lotta: «Occuperemo a oltranza i supermercati ancora aperti, fino a quando non ci saranno date delle risposte chiare su cosa sta realmente accadendo al nostro posto di lavoro», hanno minacciato. Ma i sindacati che stanno seguendo con molta attenzione tutte le trattative stanno cercando di raffreddare gli animi. Anche per evitare altri tragici gesti, come quello di Ciro Pellegrino.

Alessandro De Pascale da terranews.it

Di Margiov