CaféNoir, il Web per fare le scarpe alla crisi
L’AZIENDA DI CALZATURE DI SAN MINIATO BASSO (PISA) PUNTA SULLA “CROSSCANALITÀ”, IL MODELLO DI MARKETING IN ARRIVO DAGLI STATI UNITI E CHE AVUTO COME APRIPISTA IL GIGANTE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE WALMART
Milano CaféNoir fa le scarpe alla crisi a colpi di tecnologia. Per Stefano Peruzzi, socio e contitolare dell’azienda di calzature di S. Miniato Basso (Pisa) la nuova frontiera è la crosscanalità, un modello di marketing proveniente dall’America e in particolare dal settore della Grande distribuzione: Walmart è stato uno degli apripista. Questo sistema permette, incrociando i canali di comunicazione online e offline, di ottenere servizi di nuova generazione. Proprio come il programma Full Collection Shop che permette di eliminare le barriere fra negozio fisico ed e-commerce. «Lo abbiamo già testato su una rosa di 150 rivenditori in tutta Italia e già all’inizio i risultati hanno superato le aspettative: migliaia di paia vendute solo nei primi 60 giorni» spiega Peuzzi. Ma vediamo in cosa consiste la novità: chi cerca un determinato modello di scarpa visto su un catalogo o sul web e non lo trova nel suo punto vendita di fiducia, può richiederlo al dettagliante che dispone di un magazzino virtuale (e reale) tanto vasto quanto quello di uno shop online, e in grado quindi di soddisfare l’ordine nel giro di sole 48 ore (ma anche meno) senza spese aggiuntive a carico del cliente finale. Un metodo che poggia su un potenziamento del parco logistico e del magazzino, complice una potente macchina produttiva. «Ci abbiamo investito svariate centinaia di migliaia di euro e ne è valsa la pena: in questo modo il nostro rivenditore può incassare subito quello che
pagherà alla ditta fornitrice successivamente; è un modo per fidelizzare ulteriormente i nostri clienti multimarca (in tutto CaféNoir ne ha 1152 in tutto lo stivale n. d. r.) ridando ossigeno a una categoria, quella dei dettaglianti, che sta soffrendo a livello finanziario ma che non scomparirà mai perché le persone amano toccare con mano». La ricetta, che coniuga l’esperienza di shopping più classica nel negozio su strada con l’offerta e la grande disponibilità di prodotto dello store online, è destinata a essere esportata anche nei mercati esteri che hanno dato maggiori soddisfazioni a CaféNoir nell’ultimo anno, Russia e Germania in testa, per poi estendersi anche all’abbigliamento femminile lanciato da CaféNoir appena 3 stagioni fa e che oggi è reperibile in 400 punti vendita. «Siamo in controtendenza ma fino a un certo punto: già da tempo in America Amazon ha deciso di aprire un suo negozio brick and mortar (letteralmente calce e mattoni) e così ha fatto anche Ebay con un temporary shop». Presto il nuovo servizio sarà applicato anche ai monomarca del brand, 9 in tutto di cui 5 diretti e 4 in franchising (questi ultimi aperti tutti a settembre 2014), mentre 2 o 3 nuovi negozi a insegna CaféNoir sono in cantiere nei prossimi mesi in Europa dell’Est. E anche se gli obbiettivi dell’azienda da 36 milioni di euro di giro d’affari (dato 2013) sono ambiziosi — arrivare in 3 anni a un export del 50% del fatturato partendo dal 30% attuale — per usare le parole di Peruzzi «l’internazionalizzazione procede con cautela e a piccoli passi: in Cina stiamo cercando il partner giusto e anche l’espansione del canale franchising richiede valutazioni ponderate: la nostra strategia non è aprire nuovi negozi per poi vederli chiudere come succede a vari nostri concorrenti in questo momento». L’Italia oggi non è esattamente il bengodi di chi sceglie la via della cosiddetta “affiliazione commerciale”: «Chi opta per il franchising nel nostro paese deve affrontare costi superiori di gestione e ricarichi inferiori rispetto a chi opera all’estero; preferiamo comunque aprire monomarca oltre confine». Nella foto qui a sinistra Stefano Peruzzi, socio e contitolare dell’azienda di calzature CaféNoir
Enrico Maria Albamonte da repubblica.it
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