DALL’INTEGRAZIONE NASCEREBBE UN GIGANTE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Tornano i venti di fusione fra Coin e Upim.
L’ad del gruppo veneziano Beraldo: «Nessun dossier aperto ma è vero che siamo interessati»
PADOVA Ritornano i venti di fusione fra due giganti della grande distribuzione come Coin e Upim. «Confermo che ci sia un riavvicinamento – chiarisce l’ad del gruppo Coin Stefano Beraldo – ma altro non posso dire. Siamo interessati ai negozi di Upim e non è un mistero per nessuno». Alla domanda diretta se ci sia un dossier aperto, il manager prima nicchia poi nega: «No, non c’è nessun dossier aperto». Il titolo ieri a Piazza Affari non ha sfavillato ai nuovi rumors, anzi, ha lasciato l’1,49%, in una seduta all’insegna della volatilità per il gruppo. Niente di grave, per la verità, poiché i corsi di Coin nell’ultimo semestre sono schizzati a oltre 70% del loro valore e nell’ultimo anno restituiscono una performance che supera l’11%.
Il gruppo Coin è il leader nel mercato italiano del retail non food, 81 sono i department store ad insegna Coin, 402 i negozi Ovs. Nel Nordest i punti vendita sono 58, di cui 44 negozi in Veneto, 14 in Friuli Venezia Giulia. Dall’integrazione nascerebbe un gigante europeo. Nel quartier generale di Coin si tiene il profilo basso: «È una minestra riscaldata, che ogni tanto si scalda di nuovo», dice ancora Beraldo a proposito dell’ennesimo riavvicinamento della centenaria compagnia veneziana a Upim. Una cautela che forse deriva dal fatto che nell’ultimo biennio le due insegne sono state prossime e lontane diverse volte.
La strategia della compagnia guidata da Beraldo è proseguire sulla crescita per linee esterne. Nell’autunno scorso hanno preceduto all’acquisizione della rete Melablu, 60 punti vendita. Marchio che in parte è già stato convertito nel formato di Oviesse. Mancano da essere mutate solo una ventina di insegne. Poi Coin si è accaparrato 7 negozi a marchio Dem. Ma Unico Prezzo Italiano Milano (Upim) resta un chiodo fisso per l’ad. E senza particolari sforzi di fantasia basta guardare i numeri delle reti per scoprirne la ragione. Upim conta oggi 140 negozi diretti e 247 in franchising, che si integrerebbero molto bene con la linea a basso costo del Gruppo Coin, che peraltro si sta muovendo (al momento unico marchio della compagnia) su terreno internazionale. Entro il 2009 l’obbiettivo è di portare a 70 le insegne OVS all’estero, soprattutto sulle piazze dell’Est Europa e del Medio Oriente. Senza dimenticare che la gestione Beraldo (inaugurata con l’ entrata del socio di maggioranza assoluta Pai Partners al posto della famiglia fondatrice dei Coin) ha avuto come leitmotiv la valorizzazione di quella che la precedente proprietà considerava un marchio cadetto: Oviesse. La partita di Upim si gioca proprio nelle sinergie attivabili con quest’ultima.
I dati dell’ultima trimestrale corroborano la visione. Nei primi tre mesi del 2009, nefasti per il settore dei consumi, Gruppo Coin ha restituito valori in crescita sia sul fronte delle vendite, pari a 271,0 milioni di euro, in crescita dell’1,5%, che del margine operativo lordo, aumentato dell’1,1% a 22,7 milioni di euro. I valori positivi derivano soprattutto delle buone performance di OVS, che ha registrato vendite per 189,2 milioni di euro, in progresso del 2,2% tendenziale e margine operativo lordo a 25,1 milioni di euro, stabile rispetto allo stesso periodo 2008.
Roberta Paolini
da L’ESPRESSO