Gio. Mag 9th, 2024

snaidero«Le maestranze vanno preservate a tutti i costi». Edi Snaidero, 51 anni, presidente e amministratore delegato dell’azienda di cucine di Majano, alle porte di Udine, non si arrende alla crisi che ha colpito anche la sua azienda, comprimendo il fatturato 2008 del 10% a 242,3 milioni di euro. E fa il possibile per «mettere in sicurezza» il gruppo fondato dal padre Rino nel 1946, oggi il quinto operatore europeo con sei stabilimenti produttivi tra Italia, Francia, Germania e Croazia con 1.600 dipendenti. «Il 1° giugno abbiamo siglato un contratto di solidarietà con i sindacati per evitare tagli del personale in Italia» dice a Economy.

Che cosa prevede l’accordo?
L’impianto è quello classico: una riduzione dell’orario di lavoro e un contestuale taglio della paga. Per tutti.
Quale?
Lo stop oscillerà tra le 5 e le 8 ore alla settimana a seconda delle esigenze e toccherà operai, impiegati e dirigenti.
A quanto ammonterà il calo dello stipendio?
Sarà contenuto. L’Inps concede un’integrazione pari al 60% della retribuzione persa con la riduzione delle ore lavorate per un periodo massimo di due anni.
Crede che si arriverà a tanto?
No. Parlare di ripresa è ancora prematuro, ma il peggio forse è alle spalle.
Davvero?
L’emorragia dei consumi si sta fermando. Il segno meno c’è sempre, per carità, ma qualche segnale positivo comincia a intravedersi. Soprattutto all’estero.
Dove?
La Francia, nostro mercato di riferimento con il 29% delle vendite, ha tenuto. E, anzi, sta riprendendo sul fronte export. Lo stesso vale per la Germania.
E in Italia?
Ci vorrà del tempo. Anche perché le misure anticrisi nel nostro segmento sono state pressoché nulle.
C’è uno sconto fiscale sull’acquisto di mobili, cucine comprese
Sì, ma è legato alla ristrutturazione della casa e l’impatto è molto circoscritto. Ma c’è di più.
Che cosa?
La detrazione Irpef del 20% è possibile su una spesa fino a 10 mila euro, ossia per una cifra non superiore ai 2 mila euro, spalmata su cinque anni.
Quindi non ne vale la pena?
Appunto. E infatti sono in pochi ad approfittarne. A dirlo sono i rivenditori. Se l’intervento fosse stato legato all’acquisto della prima casa forse sarebbe stato meglio.
Che cosa propone allora?
Si potrebbe prendere esempio dalla Francia che, sul fronte cucine, ha abbassato l’Iva dal 20 al 5,5% fino al 2011.
Con quali risultati?
Ci sono i primi segnali di ripresa. I clienti vogliono sconti immediati, non misure dall’effetto incerto e diluito nel medio-lungo periodo.
Sarà per questo che i vostri concorrenti fanno a gara per offrire modelli a prezzi mai visti?
Può darsi. Anche se gli specchietti per le allodole servono a poco.
Cioè?
Provi a farsi fare un preventivo.
Da chi?
Non faccio nomi. Dico solo che le offerte stracciate non sempre corrispondono alla realtà.
Snaidero che cosa propone a chi è a corto di budget?
A fine marzo abbiamo lanciato Orange. Una risposta concreta alla crisi.
Di che cosa si tratta?
Con l’aiuto di tutte le aziende del gruppo, dei negozianti e dei consumatori, abbiamo messo a punto un progetto unico, molto flessibile e dai costi contenuti. Senza intaccare la qualità targata Snaidero.
Anche il marchio è lo stesso?
Sì, anche se in versioni pressoché identiche le cucine Orange sono disponibili anche nei cataloghi di Arthur Bonnet, Comera, Rational e Regina.
Sono i vostri brand esteri?
Proprio così. L’idea vincente è stata di standardizzare i processi produttivi in tutti gli stabilimenti in Europa e, in definitiva, di risparmiare sui costi finali.
A beneficiarne sono anche i clienti?
Certo. Il listino parte da 6-7 mila euro. Rispetto alla media Snaidero, il taglio è del 25%, forse di più. Ma il fatto straordinario è un altro.
Quale?
L’intera operazione è stata realizzata in cinque mesi. In tempi normali ci sarebbero voluti 2 anni e non è detto che ci saremmo riusciti.
La crisi aguzza l’ingegno?
In un certo senso… Sembrerà uno slogan, ma se ben gestita la crisi può essere un’opportunità. Anche per rafforzare i rapporti con i propri clienti.
In che modo?
Per scovare i nuovi volti per lo spot online di Orange abbiamo allestito sul nostro sito l’Orange Web Casting, chiedendo agli utenti di inviarci video girati in cucina. Ne abbiamo ricevuti centinaia.
A quando la scelta dei testimonial?
Entro fine giugno. Chi volesse partecipare può farlo ancora.
Altre novità?
Una su tutte: ai primi di giugno i tedeschi di Nobilia, primo produttore di cucine in Europa, hanno acquisito il 30% della nostra divisione franchising. Sono tre catene estere specializzate nella vendita di cucine: Cuisines Plus, Ixina e Cuisines Références, con 280 negozi e un fatturato di 330 milioni di euro.
Vendono le vostre cucine?
No, vendono solo cucine a marchio proprio realizzate anche da fornitori terzi come Nobilia.
I tedeschi sono i vostri unici soci?
No. Nel 2003, per sostenere il piano di internazionalizzazione, abbiamo ceduto il 19% a S+R Investimenti, una merchant bank che fa capo a snaidero1Unicredit.
Perché l’accordo con Nobilia?
È un modo concreto per fare cassa. E, soprattutto, è un’alleanza con un gruppo industriale solido da 750 milioni di euro di fatturato l’anno. Insieme non potremo che crescere ulteriormente.
Anche in Italia?
Qui stiamo muovendo i primi passi con Ixina. Nel 2008 c’è stata la prima apertura a Bari. Presto toccherà a Cagliari e a Milano.
Siete l’unico operatore italiano ad avere scommesso sul franchising. Perché?
Per caso, o quasi. Nel 2000 abbiamo acquisito la francese Arthur Bonnet che al proprio interno aveva Cuisines Plus. Abbiamo deciso di tenerla e vedere come sarebbe andata.
Ed è andata bene?
Direi di sì. Tanto che nel 2003 abbiamo acquisito la belga Ixina e nel 2007 la francese Cuisines Références.
Dove vendete le cucine Snaidero?
Presso rivenditori specializzati. Ne abbiamo 2 mila sparsi in 80 Paesi.
Anche in Estremo Oriente?
Certo. Per Cina e dintorni nel 2007 abbiamo lanciato anche un progetto specifico: è la società Abaco, con sede a Shanghai, che produce modelli adatti a quell’area e a marchio proprio.
Lavorate ancora per Ikea?
No. Abbiamo interrotto i rapporti due anni fa. Per loro non abbiamo mai fatto cucine, però. Solo scaffalature e poco più.
Le commesse svedesi pesavano fino al 10% sul fatturato, però…
Vero, ma è un capitolo chiuso.
Anche l’esperienza con la squadra di pallacanestro maschile di Udine è al capolinea?
Purtroppo. Dopo 10 anni di impegno in prima linea con Snaidero basket, abbiamo deciso di passare la mano. Stiamo facendo il possibile per garantire la continuità del team.
Perché questo dietrofront?
È un impegno notevole e in questo momento ho bisogno di concentrarmi totalmente sull’azienda.

da BLOGONOMY

Di Margiov