Ven. Nov 22nd, 2024

Kiabi scommette sull’Italia tra retail ed e-commerce
La catena di fast fashion da 1,5 miliardi di euro di fatturato (+8,7%) punta sul mercato nazionale implementando e-store e opening diretti. «Vogliamo aprire 10 shop all’anno fino al 2017», spiega a MFF Khardiata Ndoye.

kiabi_Speed_Burger_franchising_francese Kiabi scommette sull’Italia tra retail ed e-commerce
La crescita nel mercato italiano sul fronte retail ed e-commerce è al centro dello sviluppo futuro di Kiabi. Il player francese di abbigliamento fast fashion da 1,5 miliardi di euro di ricavi fondato dalla famiglia Mulliez, proprietaria anche di Auchan, Leroy Merlin, Decathlon e Pimkie, ha in progetto un intenso piano retail nella penisola, che oggi pesa per il 6% sui ricavi del gruppo worldwide. Che sarà affiancato dalla corsa nel commercio elettronico, con l’obiettivo di crescita del 60% per il 2015. Come ha spiegato a MFF in questa intervista Khardiata Ndoye, direttore marketing Italia del gruppo, in occasione della presentazione della collezione autunno-inverno 2015/16 a Parigi, celebrata con un evento a Le Perchoir.

Come sta crescendo il marchio sul fronte prodotto?

Kiabi nasce nel 1978 come concetto di abbigliamento per la famiglia a piccoli prezzi ed è lo stesso ancora oggi. Il core business è rappresentato dalle collezioni dedicate a bambino e bebè che fanno circa il 45% del fatturato, seguite da quelle per poi uomo e donna (40%).

Su cosa state lavorando nei prossimi mesi?

Da settembre lanceremo un progetto-capsule che si rinnoverà una volta al mese con capi disponibili per soli 4 giorni. Inoltre abbiamo inserito il make-up sul mercato e iniziato a vendere la casa.

Qual è il giro d’affari del gruppo e gli obiettivi 2015?

L’azienda ha totalizzato ricavi nel 2014 per 1,5 miliardi di euro, in crescita dell’8,7% sull’anno precedente. Per quest’anno vorremmo mantenere una progressione attorno al 5%. Il mercato italiano ha registrato vendite cross canal (retail e on-line) per 110 milioni di euro e punta a crescere del 10-15%.

Quanto conta l’export?

La Francia (il nostro mercato interno ndr.) pesa ancora per il 70%, nei prossimi 10 anni il nostro obiettivo è invertire le percentuali. Secondo mercato per le vendite è la Spagna, poi Italia e Russia. A fine 2014 il marchio conta 449 punti vendita in 10 Paesi. L’Italia, dove siamo presenti con 21 store, già pesa per il 6% sul fatturato, ma abbiamo intenzione di aprire 10 store all’anno entro il 2017. Per questo se riuscissimo a trovare le posizioni ideali all’interno dei centri commerciali valutiamo anche la possibilità di acquisire una catena. Un’operazione analoga è stata fatta in Francia circa 6 anni fa quando abbiamo acquistato la catena Vêtimarché.

Ci sono in cantiere altri progetti distributivi?

In Italia abbiamo solo monomarca, ma stiamo investendo anche nel franchising, che utilizziamo per entrare in un nuovo paese come test per poi passare ai negozi di proprietà. Un mese fa abbiamo aperto in Polonia, mentre le prossime aperture saranno in Costa d’Avorio e Tunisia. Per noi è fondamentale il legame tra sito e punto vendita. L’e-commerce nel vostro paese vale il 15% del giro d’affari italiano. L’obiettivo per il 2015 è crescere del 60%.

di Alice Merli (Parigi) da mffashion.it

[contact-form-7 id=”6252″ title=”Blog Franchising 2″]

Di Margiov