Vincenzo Del Bono ha riportato in patria il marchio dell’azienda di torrefazione, che rischiava di chiudere. E ora punta al futuro
“Vede quelle persone là sotto? Le ho salvate io. Se non ci fossi stato io, a febbraio sarebbero rimaste a casa. Comunque vada a finire, questa è già una piccola vittoria”.
Vincenzo Del Bono, nel suo ufficio alla periferia di Parma dove si è seduto solo poche settimane fa, saluta i ragazzi che si muovono tra sacchi di caffé e scatoloni di cialde e sorride prima di raccontare una storia alla rovescia: quella della Lino’s Coffee. “Di aziende italiane acquisite da gruppi stranieri sono piene le cronache” spiega Del Bono “molto più raro è assistere a operazioni inverse, che riportano in patria brand non adeguatamente valorizzati”.
Lui, che del gruppo era direttore finanziario, ha rilevato marchio, impianti e rete in franchising con un’operazione di buyout proprio quando i fondi d’investimento che controllavano il 100 per cento della società avevano deciso di mollare: “Mi è sembrato assurdo” ricorda. “Certo, c’era bisogno di un cambio di rotta, ma abbiamo chiuso comunque il 2013 con un piccolo utile, serviva soltanto un po’ di fìducia”.
Fiducia che le banche non erano disposte a dargli: “Se sono riuscito a tenere in vita la Lino’s Coffee è stato solo grazie all’aiuto di Unindustria e di alcuni colleghi imprenditori che mi hanno affiancato in questa avventura” ricorda polemico. Dopo una primissima fase di taglio dei costi che però ha risparmiato i dipendenti, ora c’è in ballo un business plan triennale che punta soprattutto sull’apertura di nuovi punti vendita: “Oggi Lino’s Coffee vanta 66 locali, quasi tutti in Italia” osserva Del Bono “ma stiamo cercando i partner giusti per rilanciare la presenza all’estero, dove i margini sono più alti e l’attenzione al buon caffé è enorme: o vogliamo lasciare tutti i nuovi mercati in mano a Starbucks e simili?”.
Entro la fine dell’anno sono previste due inaugurazioni a Jinan, in partnership con un gruppo cinese col quale non sono escluse nuove iniziative. Poi dovrebbero arrivare Berlino, Parigi, Londra, Washinton e Miami. “Nel frattempo rilanceremo anche il comparto capsule” anticipa Del Bono “abbandonando i contoterzisti e producendole in proprio in un nuovo stabilimento”. Obiettivo: chiudere il 2014 con 4,3 milioni di ricavi e mettere a segno una crescita annua del 15 per cento a partire dall’esercizio successivo.
Gianluca Ferraris da panoramaditalia.it
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