McDonald’s punta sui vertici in rosa
E’ donna, single, giovane, di nazionalità italiana e lavora a tempo indeterminato. Eccolo, il primo identikit del “lavoratore medio” di McDonald’s in Italia. A disegnarlo è stata l’azienda stessa che, grazie ad un vero e proprio “censimento”, ha scoperto di fornire una occupazione nel Bel Paese non a 13mila persone come stimato in precedenza ma a circa 14mila. Il motivo: le proiezioni del gruppo, stilate sulla base degli 80 ristoranti di proprietà su oltre 400 in totale, avevano sottovalutato il lavoro generato grazie al franchising.
Se è vero che il 60% dei dipendenti di McDonald’s Italia è donna è altrettanto vero che il 90% di tutti i collaboratori del gruppo ha un contratto a tempo indeterminato (62%) o di apprendistato: quest’ultimo nel 99% dei casi viene trasformato in tempo indeterminato. Quanto alle donne sono presenti anche ai livelli manageriali e rappresentano il 53% dei direttori dei ristoranti.
Un altro elemento fornito dal censimento riguarda la “giovinezza” della forza lavoro. Ad esempio l’età media dei direttori di ristorante (uomini e donne senza distinzione) è di 35 anni. Un’anzianità giudicata sufficiente per gestire uno staff composto mediamente da 35 persone e un fatturato di 2,2milioni di euro. D’altronde i dipendenti con meno di 35 anni sono l’80% della forza lavoro di McDonald’s in Italia. Di questi il 20% circa sono studenti. Quanto agli extracomunitari non superano il 17% del totale.
Una seconda ricerca, condotta questa volta sui clienti, mostra che i ragazzi con meno di 24 anni consumano il 40% dei pasti acquistati da McDonald’s. Si tratta di una quota doppia rispetto alla media della ristorazione informale fuori casa (20%). Un boom trainato dell’innovazione nei menu (non solo hamburger ma anche insalate, caffè e gelato) e da servizi come il wifi gratuito disponibile in 350 ristoranti della catena su 400.
Fra i cambiamenti registrati negli ultimi tempi c’è anche l’aumento della clientela femminile che oggi “pesa” per il 56% dei pasti contro il 52% di due anni fa e il 50% del mercato della ristorazione informale. Intanto cresce l’incidenza degli over 50 sul totale degli scontrini passando dal 14% di due anni fa all’attuale 18%.
Eppure fra gli elementi che soddisfano di più il gruppo guidato dall’amministratore delegato Roberto Masi c’è il progressivo cambiamento dell’atteggiamento delle famiglie che consumano il 32% dei pasti.
Fra il 2006 e il 2010 , infatti, la quota dei cosiddetti “genitori sacrificati” (quelli che vanno da McDonalds solo “perchè trascinati dal figlio”) crolla dal 47% al 32%.
da affari e finanza