Mar. Mag 7th, 2024

Affari sotto il vestito: Sixty

Non pare fondata la notizia di una quotazione a Hong Kong per il gruppo Sixty, il colosso di Chieti che controlla marchi come Energie, Killah, Refrigiwear, Murphy&Nie. Secondo voci giunte a Affaritaliani.it, l’azienda starebbe trattando con potenziali compratori, cinesi in testa. La situazione del gruppo, passato dai 600 milioni di euro di ricavi nel 2007 ai 395 del 2009, con una perdita netta di 32 milioni e debiti con le banche per 250, non è facile.

L’azienda ha avviato una cassa integrazione ordinaria a rotazione su otto settimane, che potrebbe coinvolgere 300 dei 480 dipendenti della sede di Chieti. Questo dopo gli sforzi di Filtea Cgil di preservare i posti di lavoro tramite contratti di solidarietà, uniti a cassa integrazione straordinaria e mobilità volontaria. In tutto, il gruppo occupa 1.200 dipendenti e la possibilità paventata dal piano industriale di licenziare 200 persone entro i prossimi due anni rappresenta, nella zona, un vero problema sociale. Tanto da indurre il segretario cittadino del Pd, Enrico Jacobitti, a proporre una conferenza permanente sul lavoro e a portare i vertici di Sixty dal sindaco Di Primio.

La volontà di Wicky Hassan, l’uomo che fondò il gruppo Sixty nel 1989 e di Renato Rossi, socio che insieme ad Hassan detiene la proprietà (66% l’uno, il 33% il secondo), sembra orientata a salvare l’impresa che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei boom italiani più convincenti, con flagship stores aperti in zone come il quadrilatero milanese della moda. “Forse il problema è proprio questo – commenta Antonio Catalani, consulente internazionale e docente presso Sda Bocconi – l’eccesso di investimenti sul retail. Per creare la brand image le aziende a volte perdono di vista le conseguenze di bilancio”.

In ogni caso, il gruppo è intervenuto subito sulle risorse umane, con importanti avvicendamenti ai vertici: lo scorso anno Pietro Bongiovanni ha preso la carica di amministratore delegato, mentre Renato Rossi, uno dei due soci titolari, è tornato a occuparsi di prodotto. Altri ingressi importanti sono stati quelli Guido Pullini, ex Geox, nel ruolo di vice presidente vendite e marketing, di Benito Benassi a direttore licenze e di Ernesto Fara come direttore finanziario. Sono stati stretti accordi per il rinnovo delle linee kidswear con primarie aziende nazionali. Bongiovanni ha dichiarato che il 2010 chiude in linea con il 2009, a 385 milioni, ma con un Ebitda in miglioramento rispetto ai 43,9milioni dell’esercizio precedente.

La Cina, per il gruppo, rappresenta il 30% delle vendite, nonché uno dei mercati più propizi per l’espansione. E infatti, l’ipotesi di quotazione a Hong Kong era stata fatta perché sulla piazza asiatica le aziende ottengono un price earning per azione molto più alto, quindi l’ ipotesi di guadagno sarebbe stata maggiore e funzionale a incrementare i punti vendita cinesi di duecento unità e potenziare il franchising.

da AFFARITALIANI.LIBERO.IT

Di Margiov