Sab. Nov 23rd, 2024

Moda: Miss Sixty punta a Ipo da 75 milioni, quotazione a Hong Kong
Il gruppo Sixty, proprietario del brand Miss Sixty, intende raccogliere circa 75 milioni di dollari con un’Ipo a Hong Kong per allargare la sua presenza in Cina
Il gruppo Sixty, proprietario del brand Miss Sixty, intende raccogliere circa 75 milioni di dollari con un’Ipo a Hong Kong per allargare la sua presenza in Cina. Parlando al South China Morning Post il ceo di Sixty Far East, Paolo Bodo, ha detto che le attività cinesi Sixty China andranno in Borsa o alla fine del 2011 o tra un paio d’anni quando la società sarà più grande. “Lo faremo”, ha detto Bodo, precisando che l’azienda sta discutendo la tempistica dell’operazione con gli sponsor e le banche di investimento.

Una decisione definitiva sarà presa entro dicembre. Il gruppo Sixty è la seconda azienda di moda che nell’ultimo mese prevede di quotarsi a Hong Kong, dopo Prada. La spiegazione di questo interesse per la piazza di Hong Kong sono gli attraenti prezzi che le imprese europee possono ottenere per le loro azioni. “Se ci quotassimo in Europa, potremmo aspettarci un price earning ratio a 8 o 10, mentre in Hong Kong la cifra potrebbe salire fino a 20-25, il che ci fornirebbe più capitale per il nostro sviluppo nel lungo termine”, indica Bodo, che aggiunge: “so che esistono alcune aziende di moda in Italia interessate a quotarsi a Hong Kong. Se ci riusciremo, dimostreremo loro che funziona davvero”.

Al gruppo Sixty, fondato da Wicky Hassan nel 1989, fanno capo diversi brand, come Miss Sixty, Energie e Killah. La società conta circa 10mila negozi flagship, boutique e punti vendita nei magazzini a livello mondiale. I fondi raccolti con l’Ipo serviranno ad aprire 200 negozi in più in Cina, dove il gruppo intende anche aumentare il numero dei negozi in franchising al 30% dall’attuale 20%. “Vogliamo diventare più indipendenti ed efficienti nel prendere decisioni perché ogni cosa sta cambiando così rapidamente su questo mercato. Andando in Borsa diventeremo una società in grado di autofinanziarci e guadagnare più autonomia per gestire le nostre attività in Cina” ha concluso Bodo.

da Milanofinanza.it

Di Margiov