Piscine Castiglione compie i primi cinquant’anni
Strutture prefabbricate dagli anni 70, ora si investe sul design. Nasce il virtual trainer: il fondo s’illumina per dare ritmo all’atleta. Nel 2012 le terze Olimpiadi
Nel 1961 c’erano solo il fondatore, un socio, un paio di dipendenti e qualche pannello solare importato da Israele. Oggi ci sono 224 dipendenti, 60 milioni di euro di fatturato annuo e piscine vendute in tutto il mondo. La Piscine Castiglione compie cinquant’anni e festeggia con due commesse prestigiose: realizzerà vasche per i mondiali di nuoto a Shanghai e per le Olimpiadi di Londra dell’anno prossimo.
La crisi qualche colpo lo assesta (fatturato in calo del 5% nel 2010) ma l’azienda resta un’isola felice nel mare delle difficoltà dell’industria. Il contesto è ovviamente molto diverso da quando, erano i primi anni ’70, Giorgio Colletto iniziò a fare le piscine Myrtha, così battezzate in onore dell’ingegnere tedesco che brevettò la speciale laminazione degli impianti made in Castiglione.
Ma a far girare l’azienda, che il fondatore guida con i figli Roberto e Annalisa, è sempre la peculiarità delle piscine: costruite con pannelli inox di 90 centimetri, sono dei prefabbricati che garantiscono massima precisione nelle misure (indispensabile per evitare l’annullamento delle gare professionistiche), rapidità nella realizzazione (in tre settimane il cantiere è chiuso), agilità nella manutenzione e flessibilità a esigenze e gusti dei clienti. I vecchi brevetti scadono e ne arrivano di nuovi, sempre attorno al binomio di partenza prefabbricazione-flessibilità.
I concorrenti ci sono ma fino a un certo punto, perché le piscine in cemento sono considerate un prodotto diverso. Più economico, ma meno qualitativo. «Nel 2010 abbiamo perso il 5% ma il 2011 è partito molto bene» dice Annalisa Colletto.
Viene da pensare al settore di lusso che non viene scalfito dalla crisi. Colletto precisa: «Non è proprio così. Abbiamo anche un’ampia fascia di clienti non altissima e il settore pubblico, che vale il 50% del fatturato».
Si vende in tutto il mondo, con una rete di 300 collaboratori in franchising (ora vengono arruolati ex allenatori e atleti, passepartout nel mondo del nuoto). Gli sbocchi principali sono Usa, Europa, Oceania e Canada e in tutti questi paesi l’azienda ha una struttura commerciale affiancata da una tecnica per l’assistenza. Le braccia si allargano nei cinque continenti, la mente resta a Castiglione. Qui lavorano cinque dipendenti nel settore ricerca e ci sono altri 40 fra tecnici e progettisti.
Quale evoluzione in mezzo secolo? «Sicuramente l’attenzione agli aspetti tecnici continua a essere massima – spiega ancora Annalisa Colletto – e mio padre a 75 anni resta impegnatissimo su questo fronte. Con il passare degli anni abbiamo affiancato una struttura che si occupa di design, perché la cura estetica è sempre più richiesta». Rifiniture, giochi di luce, decorazioni. Qui la flessibilità diventa la chiave: «Comandano gli architetti», di solito scelti dal cliente e non forniti dall’azienda che, dunque, deve saper rispondere a esigenze dettate dall’esterno.
Dagli stabilimenti di Castiglione escono duemila piscine all’anno oltre alla componentistica. Strutture per il relax, parchi e scivoli, vasche per privati. Ma il fiore all’occhiello restano gli impianti per lo sport. Fornitore ufficiale della Federazione internazionale di nuoto dal 2009 e per altri quattro anni, l’azienda si prepara alla terza Olimpiade: dopo Atlanta e Pechino, arriva Londra 2012 (preceduta dai mondiali di Shanghai del luglio prossimo).
«L’Olimpiade dà una spinta unica, i mondiali non si avvicinano nemmeno» spiega Colletto. Dietro ci sono due anni di lavoro per la progettazione e soprattutto per una trattativa lunghissima, che pone un’infinita serie di paletti commerciali. Un esempio: niente richiamo alla fornitura in apertura della home page del sito aziendale, privilegio riservato alle multinazionali che fanno da partner ufficiali.
Il futuro? È già nei progetti. La Piscine Castiglione è appena stata premiata al Forum della piscina di Bologna per tre innovazioni, tra le quali il virtual trainer. Una serie di luci piazzate sul fondo delle corsie che si illuminano a indicare all’atleta il ritmo che deve tenere, dopo che l’allenatore lo ha impostato con un software. Un tapis roulant in acqua.
da GAZZETTADIMANTOVA.GELOCAL.IT