SARA ROVERSI, 30 ANNI (SO SUSHI)
Conquistate le Olimpiadi, ecco il sushi made in Bo
Sara Roversi e Andrea Magelli Le idee, di quelle che poi diventano impresa, a Sara Roversi non sono certo mancate: di progetti in sei anni ne ha messi in piedi tre, nei campi del marketing, del cibo e del design. A trent’anni e con un marito, Andrea Magelli, che è anche socio nel lavoro, e due figli. Come ha fatto Sara a trovare la quadra tra lavoro e famiglia? «Quando si ha un marito con il quale si va d’accordo e si lavora insieme, tutto è più facile. Inseguiamo gli stessi obiettivi, progetti che ci stimolano». L’ultima azienda nata dalla loro unione cresce al ritmo di 10 punti vendita all’anno: So Sushi, catena in franchising di cucina giapponese, catering e laboratori, in poco più di due anni ha 29 insegne in tutta Italia che complessivamente fatturano circa 4 milioni di euro (tra i 180 mila e i 200 mila euro la media per negozio). Sette sono quelli di proprietà di Roversi e del marito: «La passione per la cucina giapponese è nata quando studiavamo a New York. Il sushi era il nostro pane quotidiano». Era il 2001, lei era una studentessa divisa tra Bologna e New York alla European School of Economics. Nel 2006 apre il primo ristorante So Sushi in via Belvedere. «La cosa più difficile è stata, all’inizio, trovare il cuoco. Poi lo sviluppo del franchising è avvenuto in modo spontaneo». L’attenzione alla clientela femminile («sono ancora le fidanzate che trascinano gli uomini restii alle cucine estere», sorride) si vede, al di là della proposta commerciale, anche nell’impegno per la onlus Komen che lotta contro i tumori al seno. Prima del pesce crudo c’erano altri progetti: tutti raccolti sotto l’ombrello della società You Can Group srl. Nel 2006 è stato avviato «Life in a click», progetto di emotional marketing, ovvero, in italiano, della pubblicità che lega ricordi e affetti a un marchio. L’idea è veloce come un click: foto ricordo per quanti partecipano a grandi eventi sportivi o musicali, da utilizzare a stampa come gadget o sui social network. Si comincia con i concerti di Vasco Rossi e il Moto Gp, poi un lavoro per Kodak e Coca-cola e per il Comitato olimpico. Prima Torino 2006, poi Vancouver 2010 e adesso è in fase di elaborazione un progetto per Londra. Nel 2005 intanto hanno portato in Italia i prodotti della canadese Molo, azienda di design presente anche al Moma di New York. Non sazi, hanno provato il sushi. E pare che Sara Roversi non abbia intenzione di fermarsi: «Avrei ancora altre idee, ma come faccio? Manca il tempo».
RENATO BENEDETTO dal corrieredibologna.it Continua