“Non rispetta le nostre regole”, chiusa la pizzeria dei Fratelli La Bufala
Un cartello sulla porta spiega la motivazione: la casa madre accusa i gestori del franchising di non aver offerto la qualità richiesta dalla catena. L’assessore al commercio: “Sono sorpreso”
Chiude un locale importante e molto conosciuto della città: la pizzeria della catena Fratelli La Bufala. Il giorno dello stop è scattato lo scorso 27 luglio. Non è la crisi ad aver chiuso le serrande, piuttosto una motivazione che la stessa casa madre ha affisso, sulla porta principale, in via Morosini, attraverso con un cartello firmato dai titolari della catena commerciale: i gestori varesini non rispettavano le linee guida dell’azienda concessionaria del marchio. Già, ma quali? L’assessorato al commercio si è interessato in questi giorni al problema ma non ha risposte, solo dubbi. «Ho visto il cartello – spiega l’assessore Sergio Ghiringhelli – e ho chiesto agli uffici se avessero ricevuto segnalazioni. Sono sorpeso, perchè non avevo mai visto un cartello del genere, anche se si tratta di un franchising».
Ghiringhelli però qualche domanda nel circondario l’ha fatta. L’assessore non ha però avuto risposte certe finora. Tra le ipotesi c’è quella avanzata da alcuni vicini di casa del locale su possibili problemi igienici. La società napoletana non è contattabile direttamente, se non lasciando un messaggio in una segreteria telefonica. Alla polizia amministrativa della questura e alla polizia locale non è arrivata alcuna segnalazione negativa sul locale. L’assessore Sergio Ghiringhelli non ha inoltre ancora ricevuto la dichiarazione di cessata attività, che dovrebbe all’assessorato entro 30 giorni.
Restiamo ai fatti: la pizzeria non ha più il forno, come si può notare guardando da fuori. Il cartello affisso alla porta, dunque, vale anche come comunicato ufficiale dell’azienda su quanto è accaduto: «Cari clienti da oggi il locale sarà chiuso. I Fratelli la Bufala pensavano di aver trovato un franchisee di qualità per la gestione del ristorante di Varese ma non è stato così! La mancata aderenza agli standard qualitativi non era più accettabile! Speriamo di tornare a varese con una nuova location in cui ci auguriamo tornerete a trovarci». Che dire? Arriverci, allora.