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craiUn 2008 con incremento delle vendite a doppia cifra per una delle insegne storiche della distribuzione organizzata. Merito dell’espansione della rete ma non solo.
Si potrebbe anche stare a sottilizzare su quanto abbia pesato, nella crescita dell’11% del fatturato alle casse realizzata dalla catena Crai nel 2008, l’espansione della rete. Ma il risultato sarebbe pur sempre apprezzabile. Se è vero, infatti, che a parità di rete l’incremento del giro d’affari si ferma all’1,5%, non si può dimenticare che lo scorso anno si è distinto per performance non propriamente brillanti nel grocery.

In ogni caso, Crai ha “chiuso” con vendite che hanno superato i tre miliardi e mezzo di euro. L’aumento del fatturato generato dai prodotti delle grandi marche industriali è stato pari al 10%. Quello messo a segno dai prodotti a marchio addirittura del 18% (contro una media generale del 15% per le private label nel mercato nazionale). Complessivamente, quindi, numeri tutt’altro che trascurabili.

Al pari di altre catene della do, Crai evidenzia un buono stato di salute. In parte le ragioni sono comuni al buon andamento di altre insegne della distrubuzione organizzata. Altre sono invece peculiari di Crai. Sicuramente conta il fatto di essere particolarmente presente nel format di prossimità, format che – come è noto – sta vivendo in questi anni una seconda giovinezza. Il momento felice di Crai, tuttavia, è da ricercare anche nei benefici derivanti dalle condizioni d’acquisto di cui gode all’interno della supercentrale Intermedia, grazie a una partnership con Sma che si estende anche su altri fronti (dal non food alla logistica fino a un accordo di master franchising).

Ma soprattutto è da individuare nel grande lavoro di riorganizzazione e di rilancio della catena iniziato alcuni anni fa dall’allora consigliere delegato Emanuele Plata. E’ grazie a ciò se oggi Crai possiede una “ossatura distributiva e organizzativa delegata”, secondo un modello federale che la vede operare a livello nazionale con 11 poli del territorio e 19 centri distributivi.

Tra i fiori all’occhiello di questo rinnovamento ve ne sono alcuni che spiccano sugli altri. A cominciare dalla certificazione del sistema qualità per la progettazione e la gestione della produzione dei prodotti a marchio (giunti a 1.325, comprese le referenze della linea premium Piaceri Italiani); passando poi per il lancio, sin dal 2005, di linee di prodotti a filiera garantita 100% italiana (ortofrutta, carni avicole e carni rosse). Ma soprattutto l’impegno verso la tutela dell’ambiente, tradottosi nel sistema di spesa sfusa destinata agli alimentari secchi EcoPoint. Quest’ultimo, in particolare, arricchito recentemente dai moduli EcoPoint Blu ed EcoPoint Piccoli Amici (destinati rispettivamente alla vendita di detersivi e di petfood secco) è ormai presente in 30 punti vendita in tutta Italia, che dovrebbero diventare 50 entro fine anno e un centinaio nel 2010.

Discorso a parte merita l’espansione all’estero, strada che Crai non disdegna, sia attraverso la presenza della propria insegna (100 pdv a Malta, 150 in Svizzera e capofila del food center Piazza Italia a Pechino) sia grazie a partnership distributive o commerciali che la vedono operare in altri paesi.

«Puntiamo per il 2009 a un’ulteriore crescita del fatturato alle casse dell’8% – ha dichiarato il direttore generale di Crai Secom Marco Bordoli -, con un aumento delle vendite dei prodotti di marca del 7% e del 15% per i prodotti contrassegnati dal nostro marchio-insegna». «A supporto di questo obiettivo – ha aggiunto il vicedirettore generale e direttore estero Giuseppe Parolini – abbiamo stanziato investimenti complessivi in comunicazione pari a circa 2,4 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno scorso».

da DISTRIBUZIONE MODERNA

Di Margiov