Sab. Nov 23rd, 2024

Quasi si vergogna a dirlo, ma la verità è che «tutto questo ci fa un po’ paura: abbiamo più di 40 anni di storia alle spalle, la società cresce eppure continuiamo ad andare d’accordo. A volte ci sembra un po’ troppo strano…».

fabi_franchisingEsordisce così Alessia Fabi nel raccontare a Economy la realtà che vive ogni giorno. Direttore finanziario di Fabi, la società di calzature uomo e donna fondata nel 1965 a Monte San Giusto (Macerata) dal padre Enrico e dallo zio Elisio, la Fabi condivide proprietà e gestione dell’azienda con tutta la seconda generazione: il fratello Flaminio e i cugini Emanuele e Cinzia. Un’azienda a conduzione familiare, ma con un’organizzazione interna ben strutturata che ha permesso ai Fabi di crescere anche in un periodo nero come il 2008. I 34 milioni di euro del 2006 sono diventati 48 l’anno scorso, mentre i dipendenti sono saliti di quasi il 20% per un totale, oggi, di 350 persone. «Ora possiamo dedicarci al nostro nuovo piano di espansione: il potenziamento della rete retail, il lancio di un brevetto e la distribuzione della linea bambino, per la prima volta in Italia» dice il direttore finanziario.

A tutt’oggi Fabi conta 42 negozi monomarca in Italia e nel mondo, da Mosca a Dubai, ma si prepara ad aprirne almeno altri 8, tutti all’estero. «Entro ilfabi_franchising1 2009 inaugureremo i primi negozi in Cina, sia monomarca che corner in alberghi a cinque stelle» conferma Alessia Fabi «e abbiamo già in cantiere un progetto che ci porterà in Kuwait e in Qatar». Le aperture saranno per lo più in franchising e andranno a sommarsi ai corner, 600 in tutto il mondo. «Non puntiamo però ad allargarci troppo, perché non intendiamo aumentare eccessivamente la produzion: crediamo sia meglio puntare sulla qualità» continua Alessia Fabi.

Questa decisione non è cambiata neanche alla luce del prodotto appena lanciato dalla società e protetto dal brevetto internazionale «Flex Good-Year»: una scarpa che unisce la resistenza e l’impermeabilità delle calzature cosiddette Good-Year a una flessibilità estrema. Ebbene, la produzione complessiva della società non si discosterà molto da quella attuale, per mantenersi nell’ordine delle 370 mila calzature all’anno.

Allo stesso modo nulla cambia nella strategia del «made in Marche»:  le calzature, donna e uomo, sono realizzate nello stabilimento di Monte San Giusto, aperto nell’ottobre del 2004 e costato circa 18 milioni di euro. Parte della produzione avviene anche in altri calzaturifici della provincia di Macerata: è il caso degli accessori, e cioè pelle, cinture e borse, che pesano tra il 10 e il 15% del fatturato aziendale. Ed è il caso delle nuove brand extension, lanciate sul mercato lo scorso dicembre: i gioielli e i profumi, questi ultimi prodotti però in un laboratorio ligure, vengono distribuiti soltanto nelle profumerie e nei negozi monomarca. Così come i gioielli sono venduti nei monomarca e nelle gioiellerie.

Di Margiov