La Fnac s’aggrappa al franchising
La catena francese deve recuperare valore prima di quotarsi
di Massimo Galli
La Fnac sceglie la strada del franchising per recuperare valore e prepararsi alla quotazione in borsa, prevista per l’anno prossimo. Così la casa madre francese conta di aprire negozi investendo una cifra limitata e coinvolgendo partner commerciali. Una scelta per certi versi obbligata dopo che Ppr, il gruppo della famiglia Pinault, ha deciso di concentrarsi sul settore del lusso, la gallina dalle uova d’oro in confronto a una catena di libri e dvd che è in crescente difficoltà (si veda ItaliaOggi del 26 settembre).
Per coinvolgere imprenditori disposti a mettersi in affari con la catena, però, occorre che essa ritrovi smalto e, soprattutto, che imbocchi una direzione precisa. Recentemente alcuni punti vendita, oltre a offrire i prodotti tradizionali, hanno esposto negli scaffali gli elettrodomestici (dagli aspirapolvere alle stoviglie) e hanno creato un reparto per l’infanzia. Un modo per diversificare l’attività. Come ha spiegato Manuel Biota, direttore del franchising, la catena punta a espandersi nelle città da 40 mila a 100 mila abitanti attraverso negozi che vanno da 300 a 2 mila metri quadrati. Le città identificate finora sono una sessantina: entro tre anni si punta a circa 50 nuovi punti vendita. Di questi, una decina è prevista al di là dei confini nazionali: il primo ha aperto i battenti in Marocco.
Quanto al territorio francese, il primo negozio in franchising è stato inaugurato ieri a La Roche-sur-Yon, città della Vandea, nella regione della Loira, all’estremità occidentale del paese. Seguirà un secondo punto vendita a inizio dicembre nell’area parigina, quindi altri due già pianificati per il 2013.
I negozi affiliati avranno le stesse caratteristiche degli 88 di proprietà attivi in Francia. Quello di La Roche-sur-Yon, che si trova nel centro commerciale Les Flaneries, ha una superficie di circa 1.700 metri quadrati, che corrisponde a una piccola Fnac: vi si trovano tutti i prodotti, il più importante dei quali rimane il libro. Il personale è stato inoltre formato per la vendita di macchine fotografiche, computer e dvd.
Biota sottolinea che, tra i candidati all’affiliazione con Fnac, si contano molti librai interessati alla competenza della catena nel commercio elettronico, visto che essi soffrono la concorrenza di Amazon. Sul tappeto c’è però una questione ancora irrisolta: l’accordo su alcuni aspetti commerciali tra Fnac e i suoi partner. Questi ultimi non vengono remunerati se il cliente ordina qualcosa da casa via internet, ma soltanto nel caso in cui l’acquisto avvenga in negozio. Come riconosce Biota, non è stato ancora messo a punto un contratto tipo e le condizioni possono essere riviste, poiché Fnac ha a che fare con settori in cui le vendite e i margini sono in continua evoluzione.
Per la società transalpina, che l’anno scorso ha visto le vendite scendere del 3,2% a 4,2 miliardi di euro e l’utile operativo dimezzarsi a un centinaio di milioni, è probabilmente l’ultima àncora di salvezza.