Franchising: 50% degli imprenditori non conosce le procedure per lo start up
In un sondaggio svolto in luglio tra gli operatori di settore è emerso che gli ostacoli per lo sviluppo del canale vendita sono il credito bancario, la consulenza e la burocrazia.
Nel mese di luglio 2012 è stata effettuata una ricerca da Confimprese, BeTheBoss e QuiCKFairs, inviando un questionario compilabile online al database di BeTheBoss.it, un sito specializzato con oltre 90.000 utenti iscritti, composto da franchisee già operativi (“imprenditori”) ed aspiranti franchisee (“candidati”) e circa 900 franchisor. Il sondaggio ha evidenziato con precisione tre grandi problemi del franchising: il credito bancario, la consulenza e la burocrazia.
Dai questionari effettivamente compilati e inviati (1.073 tra franchisee e aspiranti franchisee, mentre i franchisor che hanno risposto sono stati circa 130, è emerso che il problema principale per lo sviluppo del comparto è la difficoltà di accesso al credito agli aspiranti franchisee: lo è sia per il 75,5% dei franchisor sia per quasi il 60% dei franchisee. La proposta che arriva dal mondo del franchising è che il legislatore utilizzi i propri poteri per spingere gli istituti di credito a sostenere finanziariamente il comparto.
Questo il punto di vista dei franchisor: il 29,6% del campione chiede una radicale riforma legislativa per ridurre gli adempimenti burocratici imposti alle imprese, il 33,3% una legislazione che obblighi le banche a finanziare idee imprenditoriali senza garanzie, il 25,9% agevolazioni statali per finanziamenti ai cittadini che si mettono in proprio.
Gli aspiranti franchisee hanno così risposto al sondaggio: l’ostacolo principale per avviarsi sulla strada dell’intraprendere è l’iter burocratico per lo start up aziendale per il 41,9% dei rispondenti. Il 37,8% lamenta che il sistema creditizio italiano non viene incontro alle necessità di chi vuole mettersi in proprio.
Per gli aspiranti franchisee le urgenze sono quindi le seguenti: per il 30,4% eliminare le barriere burocratiche all’avvio di una impresa; per il 28,8% che le istituzioni forniscano finanziamenti a chi vuole mettersi in proprio; per il 16,4% una legislazione ad hoc per il finanziamento di chi vuole mettersi in proprio; per il 13,0% l’intervento delle Camere di Commercio per individuare fondi pubblici a cui accedere; per l’ 11,3% l’istituzione di sportelli informativi presso le Camere di Commercio.
Le priorità per i franchisee che già hanno avviato un’attività in proprio sono così riassumibili: radicale riforma legislativa per ridurre gli adempimenti burocratici (38,2%); agevolazioni statali per il finanziamento delle nuove start up (16,8%); obbligo legislativo per finanziare idee imprenditoriali (22,7%); sportelli informativi per muoversi nei meandri della burocrazia (12,2%); consulenze delle Camere di Commercio per l’accesso al credito (10,1%).
«Va notato che il franchising italiano è cresciuto dello 0,6% nel 2011 – ha precisato Mario Resca, presidente di Confimprese – raggiungendo 22 miliardi di fatturato, con circa 1000 franchisor, 54 mila punti vendita affiliati e 186 mila addetti. Ma si tratta di una crescita frenata per un comparto che è ancora poco diffuso in Italia, basti pensare che se negli Stati Uniti c’è un negozio in franchising ogni 389 abitanti, in Italia ne abbiamo uno ogni 1.125 abitanti. Il settore per crescere necessita di snellimento della burocrazia e accesso al credito. Ma più che legiferare sarebbe necessario dare attuazione alle normative di semplificazione già esistenti».