Ven. Nov 22nd, 2024

In Sudafrica prende quota il business del franchising

Sebbene il riferimento per la spesa alimentare in Africa restano i mercati all’aperto, i chioschi e i piccoli spacci, negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno del franchising.

Dagli Hilton hotel alle catene di fast food sino agli store di abbigliamento spagnoli Mango, l’interesse a soddisfare un mercato numeroso, giovane e attratto dai modelli di consumo occidentali ha portato Nigeria, Kenya e Zimbabwe a dotarsi di associazioni per la diffusione del franchising. Anche se solo in Egitto e Sudafrica – le economie più avanzate del continente – il fenomeno ha raggiunto numeri importanti.

In Sudafrica, ad esempio, ci sono oltre 700 brand in franchising, che danno lavoro direttamente a 500mila persone. Il settore vale 36 miliardi di euro e contribuisce al 12% del Pil, secondo la Standard Bank. Di fatto, il franchising consente all’azienda madre l’indiscutibile vantaggio di avere una crescita più veloce rispetto ad uno sviluppo tradizionale. E ai commercianti locali di essere “riconosciuti” per un brand di successo, oltre ad ammortizzare, con economie di scala, gli alti costi di trasporto merci dovute alla carenza di infrastrutture. Ma è anche un modo di “entrare” in Paesi in cui la legislazione locale non favorisce le imprese di proprietà estera.

Ma non sono solo i fast food e i grandi marchi statunitensi o europei a crescere. Sono soprattutto le catene sudafricane ad avanzare verso Nord.
In base ai dati di Eurmonitor, in cima alla classifica degli store, per vendite, in Sudafrica, Cameroon, Kenya e Nigeria, c’è la catena sudafricana di supermercati Shoprite Holdings Ltd con 8,9 miliardi di dollari di vendite e 71 stores in 16 diversi Paesi, seguita da Pick’n Pay stores (7,1 miliardi) e da International Spar Centrale BV (3,9 miliardi di dollari di vendite retail).

Tanto che anche la statunitense Wal-Mart, la più grande catena al mondo di store, nel 2010, ha acquistato una quota di maggioranza in Massmart Holding Ltd, uno dei maggiori retailer sudafricani, con l’obiettivo di penetrare con un’unico “ariete” nel mercato africano.

da ILSOLE24ORE.COM

Di Margiov