FRANCHISING, IL (BABY)BOOM DELL’USATO SICURO
Esplodono in tutta Italia i negozi che acquistano e rivendono abbigliamento e ogni genere di accessorio per la fascia 0-14 anni. Oltre la crisi, una trasformazione culturale. Ecco quali sono e come fare ad aprirne uno
Simone Cosimi
L’ultimo tabù pare fosse caduto proprio durante le feste appena trascorse: anche Babbo Natale ha piazzato sotto l’albero qualche regalo usato. Mettendosi, a quanto pare, sulla scia di un travolgente boom che va avanti tutto l’anno.
Lettini, seggioloni, carrozzine, marsupi, giocattoli, bici, cassettiere, camerette, bilance, sterilizzatori, radioline e via elencando. Lo testimoniano i tanti negozi, spesso raccolti in catene di franchising, specializzate appunto nella compra-vendita di abiti e accessori usati per bambini.
Una si chiama addirittura – tanto per essere chiari – Baby Boom ed ha appena aperto niente meno che in via Savona a Milano, una delle strade più famose del quadrilatero della moda meneghino.
Segno che la sensibilità verso il riuso e contro lo spreco indiscriminato, soprattutto in un quadro di crisi come quello che stiamo attraversando, è qualcosa di più di una semplice tendenza.
Ma si sta imponendo – anche per i prodotti destinati all’infanzia, e anche fra chi prima avrebbe guardato al settore arricciando il naso – come un autentico cambio di mentalità. Ce ne sono decine, come nel caso della catena Baby Bazar, e funzionano più o meno tutte nello stesso modo: si porta la merce in conto-vendita e, dopo accurata pulizia e disinfezione, viene rimessa in commercio.
Può fruttare intorno al 50% del prezzo, a volte anche qualcosa di più, altre volte meno. Negozi di seconda mano, dunque? Non proprio. Più che altro, come recita il nome di un’altra catena ancora, Seconda manina.
Ecco quali sono :
- BABY BOOM : Una catena di boutique per l’usato rigorosamente firmato per bambini. Nata nel 2000 da un’idea già diffusa in Europa e Stati Uniti, conta negozi in Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli, Veneto e Piemonte. Nelle sue fila, il nuovo punto vendita di via Savona a Milano, dove si trovano anche prodotti nuovi fascia 0-14 anni.
- SECONDAMANINA : Anche in questo caso si mettono a disposizione accessori e oggetti che non servono più con la formula del conto-vendita. Specializzato nella fascia 0-12 anni, predilige oggetti usati ma non troppo con risparmi fino al 50%. Venticinque punti vendita in tutto il Paese, da Roma Monteverde a Torino Pozzo Strada.
- BABY BAZAR : “Un modo intelligente per dire basta al consumismo esasperato e al caro prezzi delle attrezzature, dei giocattoli e dell’abbigliamento per i bimbi” recitano da Baby Bazar, che sembra puntare molto sulla preparazione del personale. Diffuso (quasi) in tutta Italia ma molto forte in Toscana e al Nord. Un negozio anche in Svizzera.
- LA BIRBA : Diffuso soprattutto al Nord – un po’ in generale come tutte le altre catene, il limite a Sud è spesso Roma – è un punto d’incontro tra mamme stanche di inzeppare armadi e bauli di vestiti e oggetti ancora in ottimo stato e altre che vogliono fare shopping in modo diverso. Usato, insomma, come scelta culturale.
- ADESSOBIMBI : In questo caso niente negozi: si tratta di una più scontata formula mercatino online, con tutti i rischi del caso. Tuttavia, gli annunci sono moltissimi e si trova di tutto, in particolare mobili e accessori costosi come lettini e seggiolini per auto. Quasi tutte con foto.
- T.RICICLO : Dodici punti vendita ma in primavera arriva anche a Roma. La logica dei negozi t.riciclo è quella dei mercatini ma con enormi differenze in termini di target e qualità. La scommessa, sottolinea il titolare Massimiliano Monti di Adria, “è stata quella di rivolgerci ad un target medio-alto”. Cambia, dunque, la percezione dell’usato che “prima era considerato per le classi meno abbienti”. In assortimento anche una linea proprietaria realizzata con sprechi ed esuberi di materiale tessile.
Il meccanismo, a ben vedere, è più o meno lo stesso per tutte le catene: il franchiser vi fornisce pacchetto software, manuale operativo, esclusiva sulla zona di riferimento, corso di formazione di circa una settimana e fornitura di materiale grafico e pubblicitario.
Pagando una quota di affiliazione, in sostanza, si acquisisce il diritto a sfruttare il marchio del gruppo. Insomma, non servono grandi investimenti e tutto sommato è una scommessa adatta anche a chi non ha esperienze di vendita al dettaglio.
Ma come spesso accade per le catene, bisogna crederci fino in fondo e, soprattutto, mettere in conto la possibilità che non vada a buon fine. In fondo c’è ancora molta strada da fare, culturalmente parlando, per sdoganare l’usato per bimbi.
da STYLE.IT