WM Capital porta il franchising in Borsa. “Nei prossimi 5 anni opportunità irripetibili”
di Paolo Fiore
In mezzo a una sfilza di meno, spicca un segno più. E’ quello del franchising, un settore che regge alla crisi e pensa in grande. In Italia il fatturato è aumentato dell’1,5% ogni anno, ha toccato i 35 miliardi di euro e non accenna ad alcuna flessione.
Tutt’altro. In periodi di difficoltà economiche, il franchising si sta rivelando un business anticiclico: le imprese preferiscono contenere il rischio e affiliarsi. La fiducia ha spinto WM Capital, operatore che ha tra i propri clienti ha Bata, Primigi, Camicissima, Chicco, Ovs e Yamamay, a compiere il grande passo della quotazione.
“E’ il momento giusto – dice ad Affaritaliani.it Fabio Pasquali, presidente e amministratore delegato della società – per espandere il business, soprattutto nel settore farmaceutico. I prossimi 5 anni forniscono opportunità irripetibili”. I precedenti di Noodles (quotato al Nasdaq) e Amrest (a Varsavia) sono incoraggianti.
Fabio Pasquali, perché portare il franchising in Borsa?
La società ci ha pensato a lungo. E’ un percorso iniziato 20 anni fa. La scelta deriva dalla volontà di aumentare la trasparenza. La quotazione servirà a sviluppo il franchising, a espandere il format a livello internazionale, con aperture dirette entro 5 anni in Usa, Uk e Hong kong. E poi c’è l’opportunità dello sviluppo nel settore farmaceutico. Nel 2007 abbiamo creato un format in cui abbiamo partecipato anche come soci nel settore farmaceutico e che oggi ha preso il nome di Dr Flaming. Con il decreto Balduzzi e il Cresci Italia si è aperta una grande opportunità: la possibilità di aprire altre 5 mila farmacie (che si sommano alle attuali 17 mila). E si potrà anche ampliare la gamma di prodotti venduti.
Si va verso il modello americano della pharmacy…
Sarà americano nel senso che si partirà dai servizi per vendere dei prodotti. La Borsa è un’opportunità anche per questo: si potranno raccogliere fondi da investire in ricerca e sviluppo, specie nel settore farmaceutico.
E’ il momento giusto per arrivare a Piazza Affari?
Il franchising è in controtendenza. In Italia è aumentato dell’1,5% ogni anno. Produce un fatturato di 35 miliardi. E’ un fattore sottovalutato: il mobile ne vale 21. In Usa un terzo delle aziede utilizza il franchising e la metà delle vendite sono date da reti che fanno franchising. Il progresso del settore è globale: in Messico cresce del 13%, e dati simili si registrano in Brasile e Cina.
Sembra non ci siano controindicazioni…
La quotazione è una scelta coraggiosa, ma abbiamo sentito grande interesse da grandi investitori. Brand globali come Prada, Armani, Geox utilizzano il franchising. E guardiamo cosa hanno fatto le società quotate del settore: venerdì scorso si è quotata al Nasdaq Noodles, balzando subito del 104%. Un’altra società interessante si è quotata, in piena crisi, sulla Borsa di Varsavia. Si chiama Amrest (American Restaurant), rapresenta solo aziende franchising: nel primo anno il titolo è cresciuto del 100% e in 5 anni del 250%.
A cosa è dovuta questa capacità di reggere alla crisi e rilanciarsi in Borsa?
Il franchising è un investimento anticiclico. Con la crisi, e questa è stata una sorpresa anche per noi, sono aumentati i soggetti entrati nel mondo del franchasing. Si è trattato sia di investitori medi che grandi: si sono affidati a un settore che contiene il rischio.
Non c’è il rischio che il franchising canalizzi le risorse sui grandi gruppi penalizzando la piccola e piccolissima distribuzione?
In 20 anni abbiamo seguito marchi dal momento della loro creazione. E’ il caso di Enel Green Power. O di Yamamay, che oggi vale 400 milioni di euro nonostante sul mercato ci fosse già un concorrente come Calzedonia. Non è questione di grandi brand. Nel 2006 abbiamo portato in Italia NaturHause, una catena nata in Spagna in piena crisi e poco conosciuta. Oggi ha 500 punti vendita. La forza del franchising è questa.
E cosa cambia con il listing?
Avremmo potuto investire i nostri capitali. Ma reperire nuove risorse può far acquisire quote di mercato, soprattutto nel settore farmaceutico. In altri momenti storici, l’espansione avrebbe richiesto sforzi maggiori. Invece i prossimi 5 anni forniscono opportunità irripetibili.
da affaritaliani.it