Franchising, la formula anti-crisi
Formazione del personale, marchi affermati e sostegno
al rischio d’impresa: le reti cresciute dell’1,3%
Aumenta a sorpresa in Italia il numero dei punti vendita in franchising in quasi tutte le categorie merceologiche: +1,3% è il dato del 2010 e le previsioni per il 2011 rilevano ancora un trend di crescita. E il corollario è che aumentano sempre più le partite Iva, necessarie per l’apertura di un negozio in franchising data la vocazione imprenditoriale alla base di questo modello. In termini di forza-lavoro è la conferma dell’ aumento dei lavoratori autonomi.
Anche quest’anno – stima Assofranchising – il fatturato complessivo del sistema franchising crescerà del 2% su base annuale. Lo stesso aumento che si era verificato nel 2010 rispetto al 2009, con un aumento di oltre il 3,3% del numero di addetti complessivo. Le ragioni – Dice Italo Bussoli, segretario generale Assofranchising, che tutto può tradursi in una formula che nel mondo finanziario è stata invece foriera di sventure: «La vera leva vincente del franchising è la ripartizione del rischio. La casa madre monitora i suoi affiliati sul territorio, intervenendo anche nella gestione del punto vendita e agevolando il compito di chi si mette in proprio anche in termini di logistica, di investimenti in strumenti informatici e arrogandosi su di sé l’onere dei costi in marketing e pubblicità». Se la distribuzione del rischio finanziario – “cartolarizzato” in strumenti sempre più evoluti (come dimenticare i subprime per i mutui elargiti dalle banche) – è stata alla base delle difficoltà odierne, non così è avvenuto nel franchising.
L’assunzione del rischio d’impresa viene così ripartita tra due soggetti (il franchisor e il franchisee) e la formula comincia ad interessare anche il mondo bancario, oggi ancora più sull’attenti per l’attivazione di linee di credito. L’accordo Unicredit-Confimprese per la concessione di mutui a piccoli affiliati con tassi d’interesse agevolati, schema replicato tra Assofranchising e Ubi Banca. I finanziamenti – Sembra concorrere a questo disegno anche il particolare regime fiscale concesso agli under 35 inserito dal governo nell’ultimo decreto Sviluppo: la tassazione per chi ora si mette in proprio è al 5% forfettaria per 5 anni, «una buonissima rampa di lancio per il giovane affiliato», dice Bussoli.
Certo se sul fronte fiscale la politica ha tentato un compromesso tra le magre finanze pubbliche e la necessità di incentivare l’imprenditoria giovanile, non lo stesso si può dire per i finanziamenti delle regioni (hanno a disposizione dei fondi, ma non specifici per il franchising) e per la gestione di progetti dedicati all’auto-imprenditorialità e all’auto-impiego, teoricamente di competenza di Invitalia, l’agenzia governativa per lo sviluppo d’impresa che «andrebbe rifinanziata – dice Bussoli – per rispondere alle richieste sul territorio».
Fabio Savelli
da CORRIERE.IT