Franchising immobiliare: -13,75% rispetto al 2012
A giudicare dagli ultimi numeri elaborati, il franchising immobiliare ha proprio bisogno di una cura ricostituente. Il report “Reti e Aggregazioni Immobiliari 2013”, rivela che sono 735 i punti vendita perduti negli ultimi 12 mesi dal sistema affiliativo immobiliare italiano.
A cosa dare la colpa? Alla crisi economica che ha fatto diminuire le compravendite? Ai costi di affiliazione? Al fatto che il concetto di “brand” ha perso appeal?
Sono molti gli interrogativi che il franchisor deve porsi per meglio comprendere le difficoltà di tenuta del modello aggregativo, il cui fondamento, basato sul vantaggio scaturente dal lavoro in network, dovrebbe risultare vincente soprattutto durante una congiuntura negativa.
Rinnovamento, sviluppo e dialogo sono i primi obiettivi da porsi, caratterizzando il modello per centralità del ruolo dell’imprenditore affiliato e sposando logiche di team che producano vantaggi competitivi, non solo costi. Attendere e vedere cosa succede non è un’opzione percorribile; il risultato è che il mondo delle aggregazioni incide per il 13,38% sul totale degli operatori, mentre il solo franchising per un modesto 10,89% con un trend negativo poco incoraggiante.
Il franchising immobiliare italiano è ancora troppo frammentato, manca il dialogo tra i players, che dovrebbero creare alleanze, condividendo idee, risorse e tecnologia non solo per mantenere ma piuttosto per acquisire nuove quote di mercato.
La recente operazione chiusa tra RE/MAX e La Casa Agency, senza entrare nel merito delle condizioni che l’hanno determinata, è comunque un segnale della volontà di espandere la propria area di influenza a beneficio di un maggior presidio territoriale e una condivisione più ampia di servizi e opportunità con nuovi colleghi. Questo evento non dovrebbe rappresentare un’eccezione ma piuttosto la regola in un mercato come il nostro.
Già dallo scorso anno, inoltre, si è registrata la presenza di aggregati operativi alternativi al franchising (solo per esempio citiamo Frimm, società che ha rinunciato al franchising immobiliare sposando un modello di distribuzione di servizi alle agenzie immobiliari, oppure L’Immobiliare, che si propone come “l’alternativa” al franchising immobiliare), che sono basati sulla comunione di strumenti tecnologici e servizi complementari per l’agenzia immobiliare.
Gli stessi portali immobiliari stanno promuovendo aggregazioni trasversali (a prescindere dal brand) basati sull’utilizzo di software comuni; le principali software house (indipendenti dai portali) contano già su centinaia di operatori immobiliari che usano lo stesso strumento.
I social network professionali e il co-working, inoltre, stanno rivoluzionando il lavoro in rete e la condivisione di opportunità, riducendo costi economici e favorendo sinergie e selezione tra operatori compatibili e non imposti.
La sfida per il franchisor si fa quindi ancora più ardua e l’esigenza di innovare il sistema aggregativo diventa imperativa e non più rimandabile.
da corriereinformazione.it