Levi’s, quando la vita è tutta un jeans
IL BRAND DI SAN FRANCISO, A PIÙ DI 160 ANNI DALLA PRODUZIONE DEL PRIMO PANTALONE IN TELA DI GENOVA, CONTINUA A INNOVARE E A INVESTIRE. E L’ULTIMA CAMPAGNA PUNTA SUL “QUOTIDIANO”: CAPI DA INDOSSARE IN OGNI MOMENTO DAL RODEO AI VIAGGI
Marcella Gabbiano
Milano F a le cose in grande, Levi’s. La scorsa settimana ha presentato a Parigi la nuova collezione spring-summer 2015, che è stato un autentico successo. Dando ragione a Chip Bergh, ceo del gruppo di San Francisco dal 2011, con la precisa mission «di rafforzare la leadership del brand nell’olimpo dei trend setter, anche grazie ai capi iconici del denim che sono il fulcro del business targato Levi’s». Perché, a oltre 160 anni di distanza dalla creazione del primo blue jeans, «una cosa è certa, i nostri capi sono amati da chi li indossa: dall’uomo qualunque alle star del cinema. Dalle icone di moda ai manager. Presidenti di Stato compresi». È per questo che al centro della mega campagna “Live in Levi’s”, lanciata a agosto (frutto della collaborazione tra Fbc, The House Worldwide e Levi’s) c’è il quotidiano «vissuto indossando capi dello storico marchio: dal primo appuntamento alla nascita dei figli. Dai rodeo ai viaggi on the road», racconta il direttore marketing, Jennifer Sey. «Il concetto di authenticity— sottolinea il direttore di Fbc, Eric Springer — è l’essenza del brand. Levi’s ha inventato i blue jeans, e Live in Levi’s racchiude ciò che significa indossarlo». La nuova campagna è stata lanciata su piattaforme digital, social, Tv, cinema e stampa a livello globale. «E ha coinvolto e coinvolgerà attivamente i consumatori in eventi virtuali, ma anche reali
negli store di tutto il mondo». E sono tanti: oggi Levi’s (che ha entrate nette che sfiorano i 4.700 milioni di dollari) distribuisce i propri prodotti in oltre 110 paesi attraverso catene multibrand, department store e 2.300 monomarca tra franchising e diretti. Chi conosce bene Chip Bergh, cinquantasettenne ex capitano dell’esercito degli Stati Uniti, assicura che solo uno come lui — con la sua passione e il senso della sfida — poteva dare la carica e la spinta al suo team per lanciare una campagna che ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo. Una folla di giovani, uomini e donne di ogni età, che sono diventati brand ambassador sui social network (da Facebook a Twitter fino a Instagram), raccontando autentiche e originali experiences personali. La campagna fa seguito alla ventata di energia portata da Bergh da quando ha assunto le redini del gruppo. Cominciando dal completo rinnovamento della sede di San Francisco. «Ho pensato che il primo step necessario — dice in proposito — fosse quello di costruire un ambiente dove poter sperimentare le nostre idee e dove la nostra “scienza” avrebbe potuto dar vita a nuovi prodotti». Un nuovo ambiente di lavoro «che rappresenta l’innovazione in termini di concept di laboratorio per Levi’s. Un posto creato per affiancare la ricerca, lo studio e la creazione di prototipi, premesse fondamentali che precedono le reali fasi di design». L’idea di base è stata «quella di unire ricerca e progettazione, i laboratori per gli esperimenti e i test sul materiale, e metterli fisicamente a contatto con il design department». I risultati di questa “rivoluzione” hanno già dato prove importanti. Un esempio per tutti: «Per la linea Commuter siamo riusciti a creare una tecnologia waterproof totalmente Pvc free e ecosostenibile, perfettamente impermeabile ». E già da tre anni, va a gonfie vele la collezione Waterless che permette di realizzare i jeans “delavè” utilizzando un terzo della quantità d’acqua normalmente impiegata. Il gruppo Levi’s fattura 4.700 milioni di dollari con i sui capi venduti in oltre 110 paesi nel mondo
da repubblica.it
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