E i negozi affiliati battono anche la crisi
IL COMPARTO REGISTRA UN INCREMENTO DEL GIRO D’AFFARI DI 166 MILIONI CON UN AUMENTO DELL’OCCUPAZIONE LA RIDUZIONE DEI COSTI GRAZIE ALLE ECONOMIE DI SCALA RISULTA ANCORA LA CARTA VINCENTE CRESCE IL MEZZOGIORNO
Rosaria Amato
Un incremento del giro d’affari di 166 milioni di euro rispetto al 2010, corrispondente allo 0,7 per cento, un aumento dell’occupazione dell’1 per cento. Ma non basta: i negozi in franchising sono decisamente in controtendenza rispetto al commercio al dettaglio. Se infatti negli ultimi tre anni dai dati di Confcommercio risulta un bilancio negativo di 50.000 chiusure, i punti vendita del frachising sia in Italia (+83) sia all’estero (+228) mostrano un deciso aumento, con un saldo che nel triennio porta a 662 nuove aperture.
I dati forniti a Milano durante la settima Conferenza nazionale del franchising risalgono certo ormai a qualche mese fa, ma anche per il 2012 le cose non dovrebbero andare male: il segretario generale di Assofranchising, l’associazione di settore (fondata nel 1971), Italo Bussoli, parla di «un sentiment di chiusura del 2012 basato sulle opinioni di alcune aziende leader nei principali settori del franchising», in base al quale «il franchising dovrebbe mantenersi stabile, cedendo qualcosa in termini di fatturato il categorie come il real estate, il turismo e l’alimentare». Senza però cessare di essere, nonostante la durezza della crisi che ha flagellato e continuerà a flagellare il Paese per tutto il 2012, «un’isola felice per diversi motivi: minor rischio imprenditoriale grazie a processi e strutture solide del franchisor; riconoscibilità del marchio sul mercato; vantaggio delle economie di scala». Difficile certo dire se il 2012 darà numeri buoni come quelli dell’anno precedente. Certo, non ci sono state performance straordinarie: l’ultimo rapporto presentato da Assofranchising parla di «tenuta del settore con una crescita contenuta». Ma a fronte della moria dei negozi, della crisi generalizzata del commercio, quello del franchising appare come un piccolo miracolo, anche sotto il profilo dell’occupazione.
Nel 2011 il giro di affari è passato dai 22.168.000 di euro del 2010 a 22.334.000; gli addetti erano 186.409 nel 2010 e sono diventati 188.222 nel 2011. Dati talmente incoraggianti da far diventare il franchising un polo di attrazione per i giovani e le donne, le due categorie più al margine nel mercato del lavoro. Anche perché l’investimento iniziale richiesto non è proibitivo: il 27,6% dichiara di aver speso meno di 20.000 per aprire il proprio negozio, e il 26,5% dai 20.000 ai 40.000 euro. L’85% dei franchisee, si legge nell’ultimo rapporto (cioè di coloro che decidono di aprire un punto vendita adottando insegne e prodotti della casa madre), ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Per la precisione il 29% ha meno di 35 anni, il 55,7% tra i 36 e i 45 anni. «Il franchising non crea unicamente giovani imprenditori ma genera occupazione ad ogni apertura di punto vendita», sottolinea Bussoli. Il 37,03% dei punti vendita in franchising risulta inoltre aperto da donne.
La concentrazione dei punti vendita non è uniforme: il 58,08% si trova nel Nord (il 37% nel Nord Ovest, il resto nel Nord-Est). Il Mezzogiorno, rileva incoraggiante il rapporto 2011, passato dal 19,52% del 2010 al 20,49% presenta «ampi margini di sviluppo». Per cui se nel Nord campeggia la Lombardia, con il 26,35%, al Sud si sviluppano maggiormente la Puglia e la Campania, mentre la Sicilia accusa una flessione. Se si guarda invece ai settori più in crescita, spiega il segretario generale di Assofranching, emergono «la cosmetica e le profumerie, così come i negozi di erboristeria, dietetica e parafarmaceutica » «Ma — prosegue Bussoli — crescono anche i franchising di servizi nel campo della consulenza e della formazione, così come franchising molto specifici come quelle delle lavanderie automatiche o ancora delle cliniche dentali. Tiene molto bene anche il settore della ristorazione. Tra i settori che invece hanno ceduto il passo nell’ultimo anno troviamo invece il turismo, l’immobiliare e in parte l’abbigliamento, i negozi di noleggio video e i parrucchieri ».
Da notare che il successo di un franchisee dipende anche dalle caratteristiche del bacino di utenza. Dall’ultimo rapporto emerge che il 46,1% dei punti vendita si concentra nei centri urbani di media grandezza, che hanno cioè dai 20.000 ai 50.000 abitanti. Ma il franchising funziona molto bene anche nei centri piccoli: il 19,90% dei punti vendita si trova nei paesi che hanno da 10.000 a 20.000 abitanti. Tuttavia anche nei grandi centri commerciali delle metropoli il franchising, se non si può magari definire prospero, mostra un andamento positivo che si differenzia nettamente da quello degli altri negozi al dettaglio. Recentemente per esempio la responsabile della Cna di Roma, Giovanna Marchese Bellaroto, ha rilevato come nel centro commerciale nel quale svolge la propria attività «ben dieci attività hanno chiuso i battenti, chiudono e non riaprono. Il turn over riguarda solo le attività in franchising».
E infatti alla presentazione del rapporto annuale anche il presidente di Assofranchising Graziano Fiorelli ha parlato del «dinamismo» del settore, un dinamismo «funzionale sia alle fasi espansive per cogliere più velocemente le opportunità di mercato, sia in quelle recessive, per meglio resistere al calo dei fatturati». Pochi giorni fa alla kermesse “Iolavoro” di Torino è stato sottolineato come ampie possibilità di occupazione possano emergere nei prossimi mesi proprio dalla green economy e dal franchising. 1 2 3 Il franchising italiano nel 2011 ha registrato le migliori performance nei settori ristorazione (1), profumerie (2), e lavanderie automatiche (3). In generale i punti vendita del frachising sia in Italia (+83) sia all’estero (+228) mostrano un deciso aumento.
da repubblica.it