Ven. Nov 22nd, 2024

Il futuro della ristorazione passa per il franchising

ristorazione_frachisingChe si tratti di pizza, panini, caffè o di gelato, ciò che si rileva vincente oggi è la capacità di alcuni imprenditori di creare un’idea di locale che, puntando sulla “italianità”, abbia un’identità talmente precisa da diventare un format poi replicabile e immediatamente riconoscibile. Guardando oggi il settore fuori casa, salta all’occhio che la modularità dei concept ristorativi (riproposti in diversi punti vendita nelle varie città) è un business vincente.

Se da un lato Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) pubblica dati sugli ultimi tre anni avvilenti (un saldo negativo pari a 25mila unità tra aperture e chiusure), dall’altro lato c’è la ristorazione in franchising che si espande, marchi registrati che godono di ottima salute e aprono anche all’estero. In realtà, questi marchi sono frutto di un attento studio di marketing che punta su concetti chiave di offerta, layout del locale, opzioni di servizio e un’infallibile comunicazione.

Facciamo degli esempi: la pizza che attira è quella napoletana, creare un angolo di Partenope vivibile in ogni punto del mondo è giù un ottimo presupposto per far andare bene il locale. Ma “napolitanità” non è garanzia di successo, occorrono tutti gli ingredienti: prodotto eccellente, secondo i canoni della tradizione, unito a caratteristiche che rendono il locle immediatamente piacevole distinguibile dagli altri. Allora pensiamo al gruppo Sebeto, fondato nel 1988 da Franco Manna (oggi presidente) e altri due soci, che controlla i brand Rossopomodoro, Anema & Cozze, Rossosapore, Piazza & Contorni. Il gruppo conta oltre 130 location, in Italia e all’estero, un giro d’affari intorno ai 90 milioni di euro e dà lavo­ro a più di 2 mila addetti.

Rossopomodoro fa da traino, ma il gruppo sta puntando molto anche su Ham Holy Burger, dove si propone un hamburger all’italiana, in contrattacco alla glocalizzazione di Mc Donald’s, Ham Holy Burger offre panini con carne macinata piemontese (presidio Slow Food) e pane fresco. Altro gruppo molto forte è Emmesei che controlla Fratelli La Bufala, Mamma Oliva, Vulkania, Mo ComfortFoodCafe e Chiquita fruit bar. Il marchio più conosciuto è Fratelli La Bufala, incentrato sui  prodotti campani e cucina semplice dai costi contenuti.

Ma non di sola pizza vive la ristorazione. Vive anche di fast food, ma tutto italiano: un brand in espansione è Panino Giusto, locale in cui il panino non è una scelta povera per qualità, ma solo contenuta nel prezzo. In questo locale le farce del panino sono pensate con cura da chef. Panino Giusto si adatta perfettamente allo stile di vita delle grandi città e spopola a Milano, come a Tokyo.

Nel mondo bar, invece, nominiamo Ca’puccino, (controllato dalla famiglia Moncalvo). Dal 2006 in continua crescita, due anni fa ha aperto a Londra, da Harrods, facendo concorrenza al colosso Starbucks. Ad aiutare il brand a decollare verso cieli ancora più alti c’è un nuovo partner, di minoranza, dal nome prestigioso: Illy. Una cosa è certa: questi brand vantano ingenti capitali investiti, ma a fare la differenza è un ingrediente comune, un filo rosso che li lega tutti: si tratta dell’artigianalità italiana, l’attenzione al prodotto e il mantenimento della tradizione culinaria italiana.

da italgrob.it

Di Margiov