Massaie in fuga e clienti single. Le lavanderie sfidano la crisi
Lavare piumoni e stirare camicie non basta più: alle Gru adesso è nato anche il servizio guardaroba
Che siano lavanderie a gestione familiare, punto di riferimento di un quartiere, franchising collocati nei centri commerciali o negozi automatici a gettoni, su un punto concordano tutti: nel giro di dieci anni, tra crisi e cambiamento di abitudini dei torinesi, il mercato di chi porta a lavare e stirare abbigliamento e biancheria si è quasi dimezzato.
Un cambiamento che ha portato i negozi specializzati ad ampliare il tipo di offerte per attirare i clienti, a velocizzare il servizio e a studiare soluzioni originali. Come quella inventata dalla lavanderia del centro commerciale Le Gru, che, oltre a offrire il più canonico lavaggio, da qualche tempo ha aperto il primo servizio guardaroba del centro commerciale. Al costo di 1 euro, infatti, i clienti possono lasciare in custodia al negozio i loro giubbotti, per fare la spesa senza ingombri. L’idea funziona? A sentire il proprietario del negozio, non troppo.
Meno clienti
«E’ un tentativo nuovo ma chi viene a fare spese preferisce mettere i vestiti direttamente nel carrello – spiega il titolare – E c’è pure da aggiungere che anche il mercato del lavaggio è in forte crisi».
Che siano sempre meno le persone che si rivolgono alle lavanderie lo racconta anche Giulia Tenani, proprietaria di una lavanderia in corso Francia 333, sotto il Palazzo degli Oblò. La donna ha rilevato l’attività nel 2009 e negli anni ha assistito a una diminuzione dei clienti: «Chi viene da noi – racconta la titolare – oramai porta a lavare solo i capi di cui non potrebbe occuparsi a casa».
«Si riesce a lavorare ancora sui piumoni ma nel periodo del cambio di stagione – spiega Giulia Tenani – Sui tappeti, invece, il mercato non c’è più. E’ difficile che li portino a lavare qui e lo stesso vale per gli articoli in pelle che una volta trattavamo molto».
Piumoni e camicie
A essere cambiata è anche la composizione dei clienti: meno donne e più ragazzi e single: «Vengono tanti uomini che ci portano le camicie». Il prezzo per ognuna è di 2,30 euro, che diventano 2,50 se la si vuole piegata. Per un piumone a due piazze si va da 14 euro per il sintetico a 20 per quello di piuma d’oca.
Una grande fetta del mercato delle lavanderie è coperta dai negozi nei centri commerciali. Qui la filosofia cambia: più che alla vicinanza fisica del cliente si punta sulla rapidità di consegna e orari continuati. Che si sia a Le Gru di Grugliasco o al centro commerciale Ipercoop di Collegno, a chi porta i capi viene consegnata una tessera per il ritiro automatico degli abiti. I prezzi scendono e per il lavaggio di una camicia si spendono dall’1,50 a 1,90. I negozi dei centri commerciali, poi, fanno a gara per attirare clienti offrendo servizi sempre nuovi come quello del guardaroba. E non è che un esempio. Così, all’Auchan di Venaria, se si è pensionati over 65, si può trovare uno sconto speciale del 5 per cento. La titolare del negozio, da 14 anni nel ramo, spiega che, insieme ai giovani, sono proprio i pensionati i loro migliori clienti.
Anche se la crisi del settore si fa sentire, non sono pochi i cartelli per cercare dipendenti che campeggiano fuori da questi negozi. Se a Le Gru cercano una sarta con esperienza e un’apprendista per la lavanderia, all’Ipercoop di via Livorno c’è un posto da sarta, esperta di macchine da cucire.
FEDERICO CALLEGARO da lastampa.it
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