Lo ha dichiarato di recente anche Flavio Briatore: «Altro che start up, apritevi una pizzeria! Male che vada, almeno saprete come sfamarvi». A Salerno, come in altre città italiane, le locazioni di locali utilizzabili per attività di ristorazione rapida sono in sensibile aumento. «Proprio stamane una signora proveniente dall’area dell’hinterland napoletano. Cercava un locale di 40 metri quadrati con canna fumaria. Tra i clienti, tre su quattro provengono da quell’area», dice Elena Pascarella di Tecnocasa. Spesso questi pochi metri quadri diventano friggitorie appartenenti a catene di franchising straniere: i macchinari e il marchio sono così forniti dallo stesso gruppo, senza che il piccolo commerciante si scervelli troppo in strategie di mercato per aggredire la crisi. Hanno spesso facciate fosforescenti, chiassose, pania per i facili appetiti di migliaia di inconsapevoli minorenni. Proprio nella patria della Dieta mediterranea, mentre in America si diffondono bar che vendono centrifugati di frutta e ortaggi, nel Salernitano come a Milano, con vent’anni di ritardo, dilaga lo “junk food”. E sta già allarmando sfilze di dietologi, secondo i quali la frittura sarebbe ammissibile non più di un paio di volte al mese. Questo tipo di attività attira i commercianti perché evita il rischio di grosse perdite, visto che la domanda di cibo fritto dai tempi di Sophia Loren nell’“Oro di Napoli” non ha mai conosciuto momenti di crisi. Secondo un recente rapporto di Assofranchising, gli esercizi di ristorazione rapida sono infatti in sensibile aumento. Spesso i cibi proposti in questi burger e fast food sono prodotti con olii altamente tossici e ingredienti scadenti. Inoltre contengono elevate quantità di acidi grassi che vengono notoriamente associati al rischio di cancri e malattie cardiovascolari. «Bisogna ripartire dall’educazione alimentare nelle scuole – dice l’assessore comunale all’Annona, Franco Picarone – È inammissibile che ancora oggi gli adolescenti non sappiano come nutrirsi. Noi come Comune effettuiamo controlli regolari e ci limitiamo a rilevare casi di inosservanza delle norme igieniche. Più di tanto, non possiamo fare». Il 25 luglio di quest’anno a una friggitoria di corso Vittorio Emanuele, l’Asl insieme al Nucleo operativo ecologico di Salerno ha apposto i sigilli. Dall’esercizio fumavano untuose puzze che avrebbero arrecato ad alcuni passanti nausea e bruciori di gola. Il locale è stato chiuso e due responsabili della società di gestione sono stati denunciati. «Siamo qui dal 1948 – dice Annamaria Sabatino, titolare di una storica rosticceria – Basta con la colonizzazione delle patatine olandesi: questi aprono e chiudono dalla sera alla mattina. Ma lo capiscono che alla gente interessa mangiare bene? Lo capiscono che solo la qualità premia? Lo capiscono che solo se resta fedele alle sue tradizioni Salerno ce la farà a venir fuori dalla crisi?».
Diego De Carlo da positanonews.it
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