“Compro oro”, allarme ricettazione
si indaga sul boom di rapine
Proliferano le rivendite che acquistano metalli preziosi, solo a Bari sono quaranta. Un business giocato a colpi di spot e cartelloni pubblicitari sui quali la Prefettura vuole vederci chiaro
Acquistano collane, anelli, bracciali ed orologi usati, unico requisito che siano in oro a 18 carati. Il pagamento, rigorosamente in contanti, è subito assicurato. Il prezzo al grammo va dai 14 ai 19 euro, gli incassi dunque, per chi decide di sbarazzarsi dei gioielli di famiglia, possono essere molto elevati. Solamente a Bari sono 40, tra piccoli laboratori e negozi in franchising, gli esercizi commerciali che comprano metalli preziosi, un vero e proprio business che nell’ultimo anno ha fatto registrare una crescita quasi del 30 per cento. E il boom economico dei “compro oro” non conosce crisi tant’è che i titolari decidono di spendere fino a 40mila euro all’anno di pubblicità. Basta guardare i cartelloni 6×3 disseminati in ogni angolo della città per capire le dimensioni del giro di affari. Ma il fenomeno dei “compro oro” non è sfuggito all’attenzione di polizia e guardia di finanza. E per questo le 40 vetrine presenti a Bari sono sotto la lente di ingrandimento degli investigatori.
La questione è stata portata al tavolo del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. «Si tratta di un fenomeno insidioso e pericoloso – ha spiegato il prefetto di Bari Carlo Schilardi – su cui non abbassiamo mai la guardia. Un problema che abbiamo esaminato già in passato perché spesso i gioielli venduti ai “compro oro” provengono da attività illecite. Soprattutto dagli scippi: chi strappa una collanina, si reca in uno di questi punti e se ne disfa assicurandosi il bottino in contanti. Nonostante i negozi siano tutti sotto il controllo della questura e oggetto di accertamenti fiscali da parte della guardia di finanza, la nostra attenzione non è mai bassa».
E a conferma dell’allarme lanciato dal prefetto c’è anche un’indagine svolta dall’osservatorio regionale sulla legalità che rileva, nelle zone in cui si aprono negozi che commerciano oro e argento, un’impennata dei reati predatori del 70 per cento. Troppo per essere solo una coincidenza.
«I compro oro – rivela un investigatore della questura – sono il principale veicolo di ricettazione, un vero e proprio mercato illecito. È possibile infatti che gli stessi titolari a volte siano i mandanti di scippi e furti in appartamento, una circostanza che adesso dobbiamo verificare».
Ciò che è certo è che gli esercenti sono tenuti a compilare un registro di pubblica sicurezza su cui annotare la merce acquistata e l’identità del venditore da accertare attraverso un documento. I preziosi poi devono essere tenuti a disposizione della polizia per almeno 10 giorni per eventuali verifiche perché potrebbe trattarsi appunto di gioielli rubati. Non tutti però rispettano le regole. A denunciarlo è il presidente nazionale della Federazione Dettaglianti Orafi, Giuseppe Aquilino che a Bari vive e lavora. «Il settore dei compro oro non ha una disciplina ad hoc e i negozi possiedono la stessa licenza delle gioiellerie. Molti non rispettano le regole e spesso accade che i titolari non registrino l’identità di chi vende l’oro o ne scrivano una falsa senza lasciare gli estremi del documento o ancora non rispettano il periodo di tempo di 10 giorni e si sbarazzano subito della merce appena comprata perché di chiara provenienza illecita. Non sono insomma tutte operazioni trasparenti».
E per questo la questione è finita all’ordine del giorno del consiglio nazionale degli orafi che si svolgerà lunedì proprio a Bari. I rappresentanti di categoria infatti sono intenzionati a fare guerra ad un settore accusato di inquinare l’economia e la settimana prossima faranno il punto sulle iniziative da intraprendere per porre un freno alla crescita sproporzionata dei “compro oro” equiparati alle gioiellerie.
L’incremento delle rapine a danno delle gioiellerie poi non fa che aumentare le preoccupazioni. Tre quelle messe a segno nell’ultimo mese in via Abate Gimma, via Carulli e via Roberto da Bari. Non è detto che tra il fenomeno rapine e quello “compro oro” ci sia un legame, ma l’attenzione è altissima.
Gli ultimi episodi di cronaca effettivamente confermano gli allarmi. A luglio i carabinieri hanno denunciato due persone, di 29 e 31 anni, per concorso in ricettazione di gioielli rubati. I due avrebbero venduto gioielli ad un commerciante che compra oro ma la merce era stata rubata ad Altamura. La guardia di finanza invece sempre a luglio ha scoperto a Taranto un’evasione fiscale compiuta da una società di “compro oro” per 250mila euro. Il rappresentante legale della ditta è stato poi denunciato per ricettazione perché sono stati rinvenuti bracciali, anelli, orecchini in oro ed argento, orologi e diamanti, muniti di cartellini con prezzo, del valore commerciale di 350mila, di illecita provenienza poiché non registrati né inventariati.
di FRANCESCA RUSSI da repubblica.it