Ven. Nov 22nd, 2024

STANCHI DELL’EURO? ECCO GLI SCEC
I buoni per battere il calo dei consumi. L’analisi dell’economista Napoleoni

Il potere d’acquisto delle famiglie è crollato del 4%, la recessione strangola le imprese, l’euro è malato e molti ne pronosticano la prossima fine. Qualcuno addirittura la auspica, sottolineando i benefici che una lira svalutata avrebbe sulla ripresa e sulla crescita. Ma per uscire dalla spirale recessiva in cui ci ha cacciato la crisi dell’euro serve anche creatività dal basso, visto che le politiche dall’alto finora hanno fallito, come suggerisce l’economista Loretta Napoleoni. Per esempio inventandosi una moneta alternativa: lo Scec.

In Italia dal 2008 la stanno già utilizzando in 12 regioni 15 mila associati all’Arcipelago “Scec”,  Solidarietà che cammina, tra cui 2500 imprese, ristoranti , negozi, professionisti, artigiani. Non si tratta una moneta vera e propria ma di buoni non convertibili che di solito coprono dal 10 al 30% del prezzo della merce o del servizio, un po’ come i buoni sconto  dei supermercati, legati però a piccole imprese del territorio: una sorta di evoluzione monetaria dei “Gas”, dei gruppi di acquisto solidale e del chilometro zero.

«Il legame con il territorio è fondamentale -spiega Pierluigi Paoletti, monetarista, tra i fondatori – infatti è esclusa la grande distribuzione e i marchi in franchising, perché in quel caso la ricchezza verrebbe dispersa».

La convenienza per le famiglie è chiara: si risparmia sul prezzo in media del 20%. Per chi dà il bene o il servizio si tratta di fidelizzare la clientela, ma non solo: «Io riutilizzo gli Scec che mi danno le mie clienti per servirmi da un fornitore di lenzuolini associato all’arcipelago – spiega Elena Bergamaschi, estetista di Cremona – la differenza con altri sistemi di sconto è che quel 10-20-30 % non si perde dopo il primo passaggio ma resta nel circuito producendo altra ricchezza».

Dal 2008 il giro d’affari in Scec è stato pari a un milione e mezzo di euro, che hanno trainato circa 7 milioni di euro veri. «Un’accelerazione l’ha data l’andamento della crisi – spiega Paoletti – e grande è l’interesse degli enti locali che vedono restare sul territorio risorse e attività, e quindi redditi tassabili». Tra i massimi sponsor ci sono il Comune di Napoli, di Parma, il IV Municipio di Roma. Naturalmente maggiori vantaggi si hanno più il circuito si allarga. «Per ipotesi – dice Paoletti – se lo Stato adottasse questo sistema e tecnicamente si può fare, potrebbe pagare i propri creditori per il 30% con gli Scec». Ma questa è fantaeconomia.(Paola Rizzi)

Gli Scec sono buoni locali di solidarietà, un patto stretto fra persone, imprese commerciali, artigiane, agricole, professionisti ed Enti Locali, al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando in cambio una percentuale del prezzo in Buoni. I fruitori Iscrivendosi gratuitamente all’Associazione ricevono 100 Buoni Locali Scec.  Le aziende pagano 10 euro di iscrizione.

Da anni Loretta Napoleoni mette in guardia sui rischi connessi alla nascita turbolenta dell’euro e l’andamento recessivo dell’economia dell’Eurozona sembra darle ragione. In “Democrazia vendesi” (Rizzoli) spiega come e perché siamo arrivati dove siamo, rinunciando alla nostra sovranità a favore di una impossibile sicurezza monetaria promessa dagli euroburocrati.

«A monte non c’è un piano diabolico della Germania, ma un errore tecnico nella costruzione dell’euro: l’unione monetaria doveva arrivare in modo più graduale, troppe le differenze tra i paesi,  e solo dopo un’unione politica. E il problema non è il debito. Questo è solo il sintomo. Il problema è che questa moneta ci impedisce di crescere. È assurdo che la nostra moneta sia più forte del dollaro, visto che l’economia americana è mille volte più  avanti della nostra».

Quindi dobbiamo resettare tutto e uscire dall’euro?
Le chiavi per uscire dalla situazione attuale sono una cancellazione del debito, come è avvenuto di fatto per la  Grecia e penso che alla fine l’Europa si convincerà a cancellarlo anche per l’Italia per quanto riguarda il 50% del debito detenuto dalle banche estere. Ma per far ripartire l’economia, oltre a idee utili come lo Scec, l’altra chiave è introdurre un euro a due velocità, con un euro B più debole per i Paesi del sud Europa che così vedrebbero ripartire le export.

Perché la Germania dovrebbe starci?
Perché se salta euro ci rimette anche lei.

da metronews.it

Di Margiov