Il sogno di Gilmar “Le nostre idee gireranno il mondo”
GIOVANNI N. CIULLO
La parola d’ordine è “rethinking”: non mettere in discussione tutto lo status quo, ma piuttosto rimettere in movimento le idee e i pensieri. «Tirare fuori le teste dalla sabbia e tornare a osservare il mondo», dice con una buona carica di energia Stefano Bacchini, direttore marketing & sales del Gruppo Gilmar. Lui, che in Gilmar c’era già stato dal 1994 al 2000, è tornato con l’obiettivo di ripensare lo sviluppo del business, l’approccio ai nuovi mercati, le politiche di merchandising e franchising.
Azienda affermata nella produzione e distribuzione di marchi d’abbigliamento, fondata a San Giovanni in Marignano (Rimini) nel 1962 da Silvano Gerani e Giuliana Marchini, sostanzialmente è rimasta in mano alla famiglia con l’arrivo dei figli Paolo (oggi amministratore delegato) e Patrizia. Fatturato intorno ai 90 milioni di euro, 350 dipendenti (compresi i negozi), nel “portafoglio titoli” marchi storici di proprietà come Iceberg (a cui si è aggiunto Ice Iceberg, la linea giovane o contemporary come preferisce definirla Bacchini) e marchi in licenza: Frankie Morello (nato dal duo Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti), la collezione maglieria di un altro sodalizio (Aquilano. Rimondi) e l’ultimo arrivato, Brooksfield.
«Gilmar è perfetta in termini di gestione di magazzino, consegne e customer service. Un gioiellino operativo e anche un’azienda fra le più belle d’Italia. Cosa ci manca, ci siamo chiesti? Un’organizzazione commerciale, una capacità di sviluppo dei prodotti e dei mercati, una visione più internazionale. Da questo siamo quindi ripartiti».
Innanzitutto con un investimento sulle risorse. Risorse umane, per esempio, introducendo ufficialmente in azienda la figura del merchandiser. Uno dedicato per ogni brand. E poi anche con un team creativo nuovo, come Sergio Ciucci a cui è stata affidata la linea Ice Iceberg donna. «Da qui a tre anni abbiamo due macroobiettivi. Una ridefinizione della strategia per il “mondo Iceberg”: oggi c’è la prima linea, con le sue sfilate uomo e donna, e poi Ice Iceberg. Quest’ultima è la spina dorsale del marchio, copre l’80% del fatturato».
Una “piramide del fatturato” che «potrebbe andare bene anche per il futuro, vogliamo invece essere più efficaci nella comunicazione del brand. Il secondo obiettivo riguarda le licenze. Con Frankie Morello c’è stata una sorta di rinascita, con una collezione che punti più sul contemporary che non sul luxurydenim. Per renderla più fruibile. Con Brooksfield, infine, siamo ai primi passi: l’idea è cambiare l’approccio ai mercati». L’internazionalizzazione, le politiche su negozi e franchising, è un vettore fondamentale della strategia di Gilmar.
Iceberg è oggi 30% mercato italiano, 10% Medioriente, 15% Asia. Le nuove aperture (Jinian, Shanghai e ora Hangzhou e Mosca) sono nell’ottica di raddoppiare nel triennio i 25 punti di vendita di oggi. Frankie Morello, invece, e ancora 40% Italia, 5% Medioriente ed è appena sbarcato in Cina a Hangzhou.
«Monomarca e franchising saranno una priorità per l’ampliamento del nostro fatturato, ne siamo consapevoli». Molto “consapevole”, anche, il sogno nel cassetto di Bacchini: «Fare di Iceberg uno strong brand: che riacquisti appeal internazionale, trovi un posizionamento importante nei department store worldwide, tolga un po’ di polvere che si è depositata nel tempo. E poi fare in modo che Gilmar torni anche a essere una fucina di talenti. In passato hanno collaborato con noi Marc Jacobs e Anna Sui, per citarne due. Vorremmo portare in casa qualche progetto fashion o qualche nuova licenza».