Se da McDonald’s i panini li fa lo chef Gualtiero Marchesi
La multinazionale Usa celebre per i suoi hamburger lancia una nuova linea di panini firmata da uno dei cuochi italiani più famosi al mondo, Gualtiero Marchesi. La scelta di McDonald’s è innovativa, perché si arricchisce di nuovi ingredienti venendo incontro alle esigenze e agli stili di vita dei consumatori o è solo una grande operazione di marketing?
Francesca Ferrara
C’era una volta il Fast Food, verrebbe da dire dopo la nuova iniziativa lanciata dal colosso americano della globalizzazione dell’hamburger e patatine pensando ad una forma di declino del “fast life” e invece, si tratta di una forma di contaminazione tra ricette, di diverse culture. Ad aggiungere il tocco di “Alta Qualità in Cucina” claim della campagna pubblicitaria in corso, è Gualtiero Marchesi, che indica alla cucina del McDonald’s due ricette per due Big Mac davvero speciali e un dessert dal gusto delicato e particolare. I nomi “Adagio”, “Vivace” e “Minuetto”, si ispirano alla passione per la musica che nutre il cuoco italiano più famoso al mondo. Le tre novità rientrano nel programma “Mc Italy” ovvero come la multinazionale sposa sapori e prodotti tipici locali attraverso un processo di glocalizzazione culinaria.
Da sempre attaccata come la produttrice, su scala mondiale, del “cibo spazzatura” (dall’inglese Junk- Food) ovvero cibi super calorici a basso contenuto nutrizionistico, la multinazionale è stata oggetto di studi del sociologo George Ritzer che definisce il successo della cultura del simbolo americano come «un processo di omologazione e spersonalizzazione che con i suoi prodotti occupa un posto di primo piano nella cultura di massa». Nasce così la “macdonaldizzazione” che offre «calcolabilità, prevedibilità e controllo riassumibili nell’idea di efficienza» che annienta «la diversità e i prodotti vengono razionalizzati e omologati al fine di renderli accettabili a tutti». Niente altro che valori specchio emersi da una società frenetica, che vive di fretta e respira affannata, dimenticando il piacere di stare a tavola e di rilassarsi godendo dei sapori delle pietanze.
Nei giorni precedenti, a Napoli, per lanciare l’evento, i cittadini si sono imbattuti in delle comparse in livrea accompagnate da megaposate per una réclam on the road. Lo scopo era quello di destare l’attenzione dei passanti e di fare informazione su questi due nuovi McMenù interagendo direttamente, con questi soggetti che “a spizzichi”, tra un sorriso e una foto ricordo, rilasciassero qualche informazione senza svelare più di tanto ciò che sarebbe accaduto a partire dal 5 Ottobre. La scelta, è dunque ricaduta sullo urban spot e sul crowd feedback, ovvero testare la ricezione dell’attesa della novità-evento sui passanti facendo leva sulla loro curiosità.
Due nomi risonanti per un paio di panini: Vivace, prima e, prossimamente in arrivo, Adagio. Due brand del settore alimentare e culinario per sposare, ancora una volta, i sapori italiani. L’operazione firmata da Marchesi sembra avere uno spessore più profondo rispetto al semplice arricchimento dei menù che si possono trovare in preparazioni sui fornelli della catena di alimentare. I due concetti espressi dai rispettivi nomi sono “velocità” e “lentezza” che sono le due anime della fast life e della slow life, elementi, in parte speculari, soprattutto per i possibili stili di vita da vivere, nelle grandi città metropolitane. Attraverso il cibo e i suoi sapori naturali si accompagna la percezione del la (propria) filosofia alimentare ad un modus vivendi, tipico, per chi lo ha già adottato, oppure si stimola la scelta del “gusto” che più rappresenta il proprio stile e ritmo di vita quando si mangia un boccone fuori casa.
Nella dispensa e nel frigo i due ingredienti che da ieri affiancano l’hamburger sono gli spinaci per il “Veloce” e le melenzane per l’”Adagio”. La presenza di verdura e ortaggi, dopo tanti anni di patatine e cheeseburger vari, apporta un tentativo di cambiamento nella percezione collettiva, e dell’opinione pubblica, dell’immagine aziendale, che dalla “macdonaldizzazione” intesa come diffusione su scala globale della filosofia del cibo e sapori americani, passa ad un processo di italianizzazione. Già nel 2010, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, fece la comparsa sulle tavole del franchising americano il “Mc Italy, un “panino 100% italiano”, che promuoveva la qualità dei prodotti di varie regioni italiane: farina, insalata e carne, formaggio Asiago Dop, crema di carciofi, pane all’olio extravergine d’oliva dei Monti Iblei Dop.
La prima domanda che viene da farsi è perché introdurre gli spinaci e le melanzane solo per sei settimane (tre per ciascun panino) e non per sempre. Uno sforzo durato un anno – come dichiarato dallo stesso chef – per concepire due ricette con ingredienti tipici della cucina mediterranea da proporre solo in versione limited edition? A parte l’effetto evento, quale beneficio di lungo periodo se non vi è inserimento tra i menù fissi, offrendo un più ampio paniere di scelta, sia ai fedelissimi che ai consumatori occasionali? L’altra è se il tutto, a parte la ricerca sul campo e la sperimentazione per la diversificazione e differenziazione del gusto, non sia solo un escamotage per rilanciare l’immagine aziendale sempre sotto i riflettori del J’accuse di medici, salutisti e associazioni di consumatori.
A parte il delicato sapore del “Minuetto”, dolce al cucchiaio con canditi, uvetta, che sposa la tradizione del panettone lombardo con quella veneta del tiramisù, e del gusto degli spinaci spadellati, della cipolla dolce e del bacon sull’hamburger di carne bovina inumiditi da un velo di maionese alla senape il tutto raccolto tra due fette di pane ai semi di girasole, l’impressione e che, se il piano di marketing rimarrà limitato al solo periodo autunnale, nonostante le due ricette siano lanciate con lo slogan “Comincia a crederci” , (riferendosi al debutto della tradizione dell’alta cucina italiana tipica dei ristoranti che approda sulle tavole dove si mangia senza posate), è che l’azienda si stia giocando, per rinforzare il suo messaggio di internazionalizzazione oltre oceano, la carta dello sposalizio tra il marketing sensoriale e il gusto dei prodotti Made in Italy rinunciando a più larghe vedute e ai risultati di (ri)elaborazione delle “ricette di casa nostra”.
da LINKIESTA.IT