Sab. Nov 23rd, 2024

Il club del Negroni
Viareggio, un barman artista cinquemila soci in tutto il mondo. È il circolo dell´aperitivo più famoso

di GIUSEPPE CALABRESE

Per il conte fiorentino Camillo Negroni era semplicemente “il solito”, un Americano (vermouth rosso e bitter) con l´aggiunta di gin che si faceva preparare apposta dal barman del Caffè Casoni, poi diventato Caffè Giacosa. Quarant´anni dopo – siamo negli anni Sessanta – la ricetta è stata codificata dalla Iba (International Bartenders Association) e oggi il Negroni è considerato uno degli aperitivi italiani più famosi nel mondo.

Un terzo di vermouth, un terzo di bitter e un terzo di gin, due o tre cubetti di ghiaccio e mezza fetta di arancia per guarnire. Una moda, ma anche un brand. A Firenze gli hanno dedicato un bar in Oltrarno e dal 2005 è diventato addirittura un club, lo Special Negroni Club. Filippo e Josy li trovi lì, nel loro sommergibile («Lo chiamo così perché è stretto e lungo»), il bar Engel, nella vecchia Viareggio. Lontano dalle mode e da «quei cocktail moderni che qui non serviamo».

Sono loro l´anima del club, oltre cinquemila soci in ventinove Paesi del mondo e una passione contagiosa. «Il Negroni prima di farlo bisogna interpretarlo» spiega Filippo Mori, un po´ barman, un po´ ristoratore e anche un po´ artista. Il suo club è anche una piccola galleria d´arte. «Ma ci vorrebbe più spazio». E comunque si viene qui solo per il Negroni, fatto seguendo la ricetta tradizionale con l´aggiunta di qualcosa in più. «Non tutti i Negroni sono uguali. Dipende dal ghiaccio e dai liquori che si usano».

Filippo seleziona personalmente i migliori gin e usa un vermouth speciale fatto apposta per lui da una piccola azienda familiare. Non solo. In carta ci sono bei sei tipi di Negroni, da quello classico a «Il conte», da bere senza ghiaccio, fatto con un gin ad alta gradazione e lasciato riposare 30-40 giorni. Poi il Negroni all´assenzio, al tartufo, al miele e al peperoncino (fantastico) con un retrogusto piccante che pulisce la bocca. «In arrivo ce n´è anche un altro, che dedicherò a Josy» dice Filippo.

Intanto sta cercando di mettere in piedi la vendita on line dei suoi prodotti, ma le vie della burocrazia sono piuttosto tortuose. La fantasia, però, non manca. Oltre alle bottiglie da viaggio del pregiato cocktail ci sono anche i cioccolatini, il sorbetto, gli gnocchi al Negroni e un vasto repertorio di merchandising, tra cui anche delle camice dipinte a mano da Josy (ormai introvabili). Non solo, al club hanno anche registrato il colore Negroni, ideato da uno dei soci, con cui sono state dipinte le pareti. «Stiamo pensando di aprire altri club in franchising – dice ancora Filippo – così avranno tutti lo stesso colore».

E mentre sorseggia «Il conte» si accarezza la barba. «Sa qual è il vero segreto del successo del Negroni? Che piace in egual misura agli uomini e alle donne. E poi è bello, è sensuale, niente a che vedere con certa roba che ti rifilano oggi. Io lo dico sempre: qui si viene per bere bene, non per sballare».

da FIRENZE.REPUBBLICA.IT

Di Margiov