Lun. Apr 29th, 2024

Negozi green: la guida per aprire un punto vendita di prodotti sfusi

Si sta diffondendo sempre di più un modo nuovo, anzi antico, di fare la spesa. Si tratta della formula dell’acquisto di prodotti sfusi o alla spina, già ampiamente sperimentata nel secolo passato dalle nostre nonne, ma che si arricchisce oggi di nuove valenze e nuovi significati.

La scelta di acquistare prodotti a peso, senza confezione, o all’interno di confezioni ricaricabili, permette di limitare gli sprechi di prodotto, potendo comprare solo ciò che serve,  di diminuire la quantità di rifiuti derivanti dagli imballaggi e, ciò che è altrettanto importante, dà al consumatore la possibilità di risparmiare.

Quanto? Il risparmio stimato, rispetto ai medesimi prodotti  confezionati, può andare dal 12% dei legumi fino al 60% del latte, con una media pari circa al 40% di riduzione del costo della spesa.

Non male. Proprio per questo le catene della grande distribuzione si stanno già organizzando:  in particolare Coop e Crai stanno predisponendo in un numero sempre maggiore di supermercati gli erogatori per la vendita di prodotti sfusi, alimentari e non.

E allora, se è nei vostri progetti l’apertura di un punto vendita, perché non prendere in considerazione l’idea di aprire un negozio di prodotti alla spina? Di seguito troverete una breve guida divisa in 5 punti che creata con l’intenzione di offrirvi le indicazione di base per cominciare.

1)  Scelta della tipologia di assortimento: generalista o specializzato?

E’ importante decidere quale tipologia di prodotti intendete vendere nel vostro nuovo negozio: se concentrarvi solo su prodotti alimentari o non alimentari, se scegliere di proporre un ‘offerta il più possibile varia (negozio generalista) o basata su una sola tipologia di prodotto, come ad esempio la vendita di vino sfuso (negozio specializzato). Tenete presente che in un negozio di prodotti sfusi è possibile vendere le i seguenti prodotti:

– Alimentari: pasta, riso, cereali, legumi, frutta secca, biscotti, sale, zucchero, caffè, caramelle;

– Detersivi: per il bucato, per la detergenza della casa, per  i piatti, ammorbidenti etc;

– Olio;

– Vino e bibite;

– Cibi secchi per animali;

– Scelta del luogo  e del locale giusto.

Le scelte legate alla localizzazione del nuovo punto vendita sono molto importanti. Per la scelta del Comune dove avviare la propria attività è bene prendere in considerazione alcuni elementi tra i quali l’assenza di attività similari o concorrenti nella zona, la densità di popolazione del comune e di quelli limitrofi. Il locale dovrebbe preferibilmente trovarsi in una via di passaggio ed essere ben visibile. Punti a  favore sono la presenza di parcheggio e la possibilità di raggiungere  agevolmente il negozio  con i mezzi pubblici. Per quanto riguarda le dimensioni del locale, considerate che questo dovrebbe avere una superficie  almeno pari a  40 mq. Questa è la dimensione minima, consigliata nel caso in cui l’assortimento si limiti, ad esempio,  solo ai detersivi.  Per la vendita del vino, oli e alimentari, invece, possono essere necessari  anche 70/80 mq, perché in questo caso l’esposizione è fondamentale.

Il locale dove si vendono alimentari dovrà essere in regola con le norme igienico sanitarie stabilite dalla ASL. E’ necessario rispettare i regolamenti comunali che definiscono gli orari di apertura e di chiusura delle attività commerciali. E sarà necessario adempiere a tutti gli obblighi in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

2)  Scelta della formula: franchising o organizzazione in proprio?

Una scelta fondamentale è quella tra l’apertura di un negozio in franchising o di un punto vendita ad organizzazione diretta, dove cioè il commerciante crea un’insegna propria ed indipendente. Vi sono naturalmente vantaggi e svantaggi per entrambe le soluzioni. Il franchising offre il vantaggio della semplificazione e quello della possibilità di sfruttare immagine ed esperienza di un’azienda già avviata. I prodotti ed i dispenser (in comodato d’uso) vengono forniti direttamente dal franchisor, non rendendo necessaria quindi la ricerca di fornitori e la gestione degli stessi. Inoltre il franchisor offre supporto e materiali per l’allestimento del punto vendita e per tutte le attività collaterali (ad esempio la promozione dell’iniziativa); organizza corsi di formazione per agevolare il nuovo affiliato nella conoscenza del settore e degli adempimenti necessari all’apertura dell’attività.

D’altra parte però è importante valutare con attenzione e con competenza (magari rivolgendosi ad un esperto) le proposte fatte dai franchisor. Non tutte sono convenienti e non bisogna sottovalutare le possibili restrizioni e la tipologia delle royalties previste. Queste ultime possono far lievitare di molto i costi di esercizio.

I maggiori franchising in questo ambito hanno come oggetto la vendita di detersivi alla spina. Tra questi: Saponando, MilleBolle Point, Bollicino. Un’insegna in franchising generalista è invece quella di Negozio Leggero che propone più di 900 prodotti in modalità sfusa.

Per quanto riguarda l’apertura di un negozio ad organizzazione diretta  è invece a carico del futuro commerciante l’onere di reperire e di stabilire rapporti con i fornitori di prodotti  e con i produttori di distributori per la vendita alla spina, nonché quello di destreggiarsi in proprio nello svolgere attività di approvvigionamento, allestimento e promozione.

D’altro canto però  l’apertura di un negozio non in franchsing potrebbe risultare meno onerosa per via dell’assenza di royalties da pagare al franchisor e più originale e flessibile, dando la possibilità di scegliere e realizzare un posizionamento ed un’offerta  differenziata ed unica (ad esempio  vendere prodotti alimentari tipici del territorio ed a filiera corta).

Per  quanto riguarda la ricerca di fornitori di prodotti sfusi, ecco alcuni esempi : Allegrini AQSystem  e Bensos per quanto riguarda la vendita di detersivi ecologici sfusi ; Peldi,  Pasolini e Geprom  sono invece aziende produttrici di distributori per liquidi alla spina e  di contenitori di alimentari sfusi.  Per l’acquisto di alimentari ci si può rivolgere a produttori di zona, contribuendo cosi anche allo sviluppo locale del territorio.

3)  Definizione dell’investimento necessario

L’investimento iniziale per questo tipo di attività varia a seconda delle decisioni prese relativamente ai temi esposti sopra: la scelta dell’assortimento e  tra organizzazione propria ed in franchising, l’acquisto o l’affitto del locale e le sue dimensioni. Secondo quanto riportato da alcuni franchisor l’investimento minimo per l’affiliazione parte da  circa 30 mila euro.

4)      Espletamento delle pratiche burocratiche

Per l’apertura di un punto vendita di prodotti sfusi sarà necessario espletare una serie di adempimenti burocratici.

Prima di tutto è necessario  comunicare al Comune  l’inizio dell’attività, poi iscriversi al Registro delle Imprese in Camera di Commercio,  aprire una partita IVA,  effettuare l’iscrizione INPS e INAIL  attraverso il nuovo procedimento della Comunicazione Unica. La Comunicazione Unica è una procedura che consente di eseguire contemporaneamente e con un’unica modalità di presentazione, per il tramite del Registro delle Imprese,  tutti i principali adempimenti amministrativi previsti per l’avvio dell’attività di impresa ai fini fiscali, previdenziali, assistenziali e pubblicitari. Per svolgere queste pratiche valutare l’opportunità di farsi seguire da un commercialista.

La decisione su quali prodotti vendere (vedi punto 1) è fondamentale. Infatti se nel vostro assortimento rientrano anche gli alimentari (cereali, pasta, farine, caramelle, legumi, latte, ecc.) gli adempimenti necessari saranno molto più numerosi. E’ necessario presentare al Comune la DIA (Dichiarazione Inizio Attività Alimentare) con specificazione di vendita nel settore alimentare, ed è essenziale possedere i vari requisiti un tempo previsti per la registrazione al REC (Registro esercenti commercio), o in alternativa partecipare a uno dei corsi che vengono realizzati dalle associazioni di categoria o camere di commercio per la somministrazione di bevande e alimenti al pubblico, sostenendo un esame finale. Se l’assortimento include gli alcolici dovrete ottenere una licenza fiscale da parte dell’UTIF. Per la vendita e produzione di generi alimentari i locali devono avere requisiti strutturali ed igienico sanitari adeguati. Quindi occorre ottenere l’agibilità dalle ASL dopo il sopralluogo.

Paola Valeri

da GREENBIZ.IT

Di Margiov