Siamo di fronte ad una forte speculazione economica, più che monetaria, per la quale i costi di gestione si fanno sempre più pesanti da affrontare, qualora si voglia aprire un franchising, in particolar modo legato al mondo ristorativo… e senza dover parlare di Covid.
Per questo, che ci sia o meno disponibilità economica ad aprire un bar, l’investimento iniziale si fa sentire in modo sempre più preponderante, a fronte di costi lievitati (come quelli energetici), dai quali, per tipologia di lavoro, non si può prescindere.
A tale proposito, per rilanciare il settore in questione, sarebbe necessario un investimento minimo (a zero è tecnicamente impossibile) ed il franchising può rivelarsi il canale ideale al concetto, proprio perché può portare con sé agevolazioni interessanti, che riescono ad abbattere in gran parte l’investimento inziale.
Queste agevolazioni stanno nel togliere possibili oneri economici, contributi, fee d’ingresso, royalty etc. da parte della casa madre che vuole vedere il suo brand espandersi e sa che se vuole nuovi franchisee, di questi tempi, deve, a sua volta, investire sulla loro entrata nel business.
Allo stesso tempo, al franchisee può venire erogata una formazione professionale gratuita, assieme a sconti e dilazioni di pagamento sulle forniture, assieme a leasing, noleggio operativo o comodato d’uso gratuito per arredamenti, attrezzature, hardware, software, macchinari etc.
Forse meno interessante è l’accesso agevolato a finanziamenti, la cui contropartita, se non si è pratici del settore, può portare a strategie errate con conseguenti indebitamenti, soprattutto data l’instabilità socio-economica del momento.