Ven. Nov 22nd, 2024

Il piano anti-crisi del presidente di BasicNet: “Abbiamo risorse per entrare in nuovi mercati”

jeans1La pubblicità di Oliviero Toscani ed Emanuela Pirella scandalizzò Pier Paolo Pasolini e l’Italia. Già dal nome, Jesus Jeans. Erano gli Anni Settanta, li produceva un giovane imprenditore, Maurizio Vitale, con i telai del Maglificio calzificio di Torino (Mct). Oggi, a distanza di trentott’anni, il marchio è di BasicNet Spa, la multinazionale (torinese) presieduta da Marco Boglione che controlla anche in marchi Robe di Kappa, Superga, K-Way. È tenuto «stand-by», per non perdere i diritti (qualche capo in alcuni negozi). Ma pare non ancora per molto. «Non me l’ero sentita di rientrare nel settore dei jeans, dove c’è grande battaglia. Adesso, però, penso che i tempi siano maturi».

Il presidente di BasicNet parla della sua prossima scommessa nella sala riunioni (impreziosita da 102 De Paris) del suo quartiere generale, gli ex locali di Mct, rilevati dal fallimento del ‘94 dallo stesso Baglione (asset inclusi) e trasformati in un villaggio hi-tech. «Vedo una linea per ragazzini. Fresca, aggressiva, libera, ma educata. Jesus Jeans non è mai stato volgare, blasfemo. Prima sul mercato domestico, e poi all’estero».

jeansIl progetto di rilancio di Jesus Jeans, un pezzo di storia dell’Italia, fa capolino in un momento particolare di BasciNet. L’azienda, le cui fondamenta poggiano sulla «visione» di Boglione, un’unità centrale che «pensa» e un network di imprenditori-clienti che producono e vendono su licenza («Quando spiegai il mio progetto a Luciano Benetton, mi predisse l’insuccesso, perché troppo alto il rischio d’indisciplina dei fornitori. Poi, gli spiegai che avrei gestito tutto in tempo reale, telematicamente, e mi rispose: “Curioso”. Ci credette e con il figlio Alessandro investì su di me 20 miliardi di lire»), ha appena inanellato 14 trimestrali positive consecutive, nonostante la crisi. Ha le risorse per crescere (140 milioni di euro il fatturato consolidato 2008, in aumento del 22% nei primi tre mesi; l’utile a +14%, le vendite a +9%). «Ora possiamo schiacciare un po’ di più l’acceleratore» dice Boglione.

Il piano di battaglia si fonda su una riflessione. «La crisi c’è. Ma per ora ha dato più fastidio all’offerta anziché alla domanda. Ha impattato più sui miei concorrenti che sulla mia clientela. Quindi, il mercato è diventato più grande di prima e si sono aperti nuovi spazi». Il presidente di BasicNet si guarda in giro («Non escludo acquisizioni. Sono in tanti a venire a bussare»), ma soprattutto in casa. Nuove aperture di negozi (30-35 entro fine anno), lo sviluppo della rete in franchising RdK. E dei marchi. «Superga fattura 60 milioni: deve fare tre volte tanto. KWay è circa a 9 milioni, raddoppia di anno in anno» Boglione parla anche di nuove linee (il gruppo commercializza 40 milioni di pezzi l’anno, con 6 mila lanci-novità), a cominciare da Robe di Kappa. E di nuovi mercati. «Abbiamo siglato un nuovo accordo con un licenziatario Usa. Ora laggiù è tutto fermo, ma se riparte…».

Anche Cina e Giappone sono coperti. «Siamo secondi con RdK, dopo Adidas». Qui, il marchio è di proprietà di un partner. «Glielo ho venduto per 35 milioni di euro per stoppare le banche che volevano farmi vendere a Diadora o a un fondo».

Memore degli insegnamenti di Gianluigi Gabetti, che «mi diceva “Non cedere l’azienda, il peggior fallimento è non provarci”». L’operazione Far East si è rivelata strategica. «Il successo cinese irradia i mercati contigui» spiega, con un sorriso Boglione. Convinto, lo ha anche scritto in un libro (la casa editrice l’ha fondata lui; da necessità, virtù. Così anche per i pc wall-top utilizzati dal network, e i pannelli fotovoltaici per l’energia consumata dal «villaggio»), che «imprenditore è bello».

da LA STAMPA

Di Margiov