Lun. Apr 29th, 2024

compro-oroSI MOLTIPLICANO LE BOTTEGHE (MOLTE IN FRANCHISING) CHE ACQUISTANO IL PREZIOSO METALLO: SVUOTATI I CASSETTI E LE CASSETTE DI SICUREZZA DELLE BANCHE

«Compro oro usato»: boom nella crisi

I gioielli di famiglia per pagare bollette, affitti di casa e cresime del bimbo

Usato, ma pur sempre oro. Non al prezzo del nuovo, ma pur sempre a prezzo… d’oro. L’oro, con il cader delle borse, vale ogni giorno di più, mentre l’argento boccheggia. E così, in poco tempo, Treviso ha visto sorgere, in centro e a ridosso delle mura, una smazzata di negozi che comprano oro usato. Uno in via IV Novembre, uno in via Montello, uno in Viale della Repubblica, uno vicino a Piazza Pio X. Quindi uno in via Roggia e perfino uno all’interno del «Tiziano» di Olmi di S. Biagio. E la moda s’allarga insieme alla… necessità. Gente che vuole o deve vendere. E che trova l’approdo in questi negozietti, in larga parte in «franchising», che non abbisognano di grandi metrature, sembrano rendere abbastanza da non doversi preoccupare dell’affitto e prendono il posto di negozi «defunti» causa crisi: un segno dei tempi. La moda è cresciuta a pari passo con la crisi. E hanno un bel dire alcuni compratori d’oro cash, che «la disperazione non c’entra». Se scopri che il negozietto che compra oro usato paga anche (scritto in vetrina, in centro) le cedole del monte dei pegni, cioè quei tagliandi che danno diritto al riscatto di gioielli impegnati per far fronte a spese inderogabili, allora il quadro è inconfutabile. «Non sono arrivato a comprare i cedolini – spiega un compratore professionista d’oro – mi sembrerebbe di lucrare sulla fame. Ma non trovo disdicevole il mio mestiere. Mi sono inventato un lavoro in età non proprio da… ragazzo, c’era l’occasione di aprire bottega in franchising, previo corso e corresponsione di una cifra che mi verrà tornata nel caso decidessi di mollare. Mi è sembrata una buona idea. Quelli delle Iene ci hanno dipinti come poco di buono, ma noi compriamo se c’è chi vuol vendere». Un altro racconta di tipologie variegate di venditori. Si va dal ragazzo, maggiorenne, che vende l’orecchino in disuso, alla signora di gran classe che mette sul bilancino collane e orecchini di peso, valore e marchio. «Ma c’è chi – racconta una delle antesignane del compro-usato – vende l’oro per pagare il pranzo della cresima del figlio, chi ammette che con quei soldi ci pagherà le bollette. E c’è la separata che ogni tanto non riceve gli alimenti. O il moroso e la morosa che si sono lasciati e vogliono “liberarsi dei ricordi”». «Molti, in questi ultimi tempi, si stanno liberando di medaglie e vecchia numismatica da collezione – dice un altro – Evidentemente stanno svuotando le cassette di sicurezza nelle quali tenevano l’oro per tempi meno grassi. Non sembrano in vero stato di necessità. Stanno vendendo per non intaccare i liquidi che tengono in banca». «Molti ci portano mazzate d’argento: gioielli e argenteria di casa. E restano molto delusi quando scoprono che quello che un tempo era un metallo prezioso, ora ha una quotazione poco importante – dice un quarto commerciante fuori-mura – A dir la verità, non ho mai visto nessuno che aveva l’aria di aver bisogno di vendere l’anello per poterci comprare da mangiare, ma chi può dire? Se uno abita in centro, certo non va a vendere il suo oro sottocasa». C’è bisogno di privacy: chi vende i gioielli di famiglia, gradisce non essere visto. Per questo alcuni negozi sono defilati oppure ben mimetizzati, con la porta che si apre solo a comando e vetrofanie opache alle vetrine. «Ho speso un capitale in sistemi di sicurezza. Per non parlare di tutte le verifiche che le forze dell’ordine sono venute a fare perchè la licenza fosse valida – dice una signora che acquista oro usato – Ma non ho oscurato i vetri, perché penso che questo sia un mestiere come un altro e che la gente che vuole liberarsi di vecchi gioielli non abbia nulla di cui vergognarsi. I clienti entrano lo stesso. E non ho mai visto nessuno guardarsi alle spalle per assicurarsi di non essere stato riconosciuto».

Di Margiov